L'indice Ftse Russell, che appartiene al gruppo London Stock Exchange ed è guidato dal ceo, Waqas Samad, ha avviato l'iter per aprirsi ai bond governativi cinesi, un mercato da 16.000 miliardi di dollari di valore. Una decisione che potrebbe avere come effetto l'entrata di nuovi capitali per oltre 100 miliardi di dollari. Gli analisti di Morgan Stanley stimano che potrebbe attirare fra 60 e 90 miliardi di dollari di afflussi netti, mentre gli specialisti di Goldman Sachs parlano di una cifra ben superiore, attorno a 140 miliardi.
Del resto il decennale cinese rende oltre il 3% oggi, mentre il T bond equivalente restituisce lo 0,67% e il Btp al 2030 lo 0,87%. Quindi si sta parlando di titoli che mediamente hanno un ritorno di oltre quattro volte superiore quelli statunitensi. Il Ftse World Government Bond Index ha un paniere che va da 1.000 a 2.500 miliardi di dollari, che si confronta con quello più ampio del Bloomberg Barclays Global Aggregate Bond Index che ha un peso attorno a 2.000-2.500 miliardi di dollari.
La scelta da parte del gruppo Lse è stata influenzata anche dal fatto che la Cina ha migliorato la liquidità del mercato secondario delle obbligazioni, rafforzato la struttura del mercato in valuta estera e sviluppato i processi di custodia. La conferma dell'inserimento avverrà il prossimo marzo dopo un aggiornamento con i comitati di consultazione e con gli utilizzatori dell'indice stesso, ovvero i grandi investitori istituzionali.
Se il processo in primavera si concluderà positivamente, come è nelle attese a Londra, le obbligazioni verranno inserite nell'indice mondiale dei titoli di stato del Ftse Russell nell'arco di 12 mesi a partire da ottobre 2021. Il mercato obbligazionario asiatico, con i suoi 16.000 miliardi di dollari, come si è visto, è il secondo più grande del mondo. L'inclusione spingerà i titoli governativi cinesi nel basket degli investitori internazionali in un momento molto delicato politicamente, visto l'acuirsi delle tensioni fra Washington e Pechino sul fronte degli scambi commerciali, del 5G e del coronavirus.
Una decisione finale a favore della Cina implicherà che i titoli saranno inclusi in uno dei maggiori benchmark di mercato e potranno essere comprati da tutti gli strumenti come Etf e certificati con uno stile di investimento passivo. Pan Gongsheng, vice governatore della Banca popolare cinese e direttore dell'amministrazione statale dei cambi, ha spiegato che "il mercato obbligazionario cinese è una componente importante del mondo finanziario del Paese. Il settore ha continuato a espandersi in profondità e in ampiezza e gli investimenti internazionali nel mercato sono aumentati 40% all'anno negli ultimi tre anni: alla fine di agosto 2020, gli investitori internazionali detenevano in portafoglio 2.800 miliardi di yuan in obbligazioni cinesi".
Il Ftse Russell ha già inserito la negoziazione delle azioni quotate a Shanghai e Shenzhen nei principali indicatori di borsa, così come gli indici concorrenti Msci e S&P Dow Jones. (riproduzione riservata)