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Unicredit, Orcel sonda Cina e India per gli asset russi

Unicredit contatta gruppi asiatici per la cessione della banca con sede a Mosca. Le ultime sanzioni hanno reso troppo complesso trattare con controparti vicine al Cremlino. L'istituto però vuole valorizzare la controllata. E l'americana Citi difende la licenza bancaria nel Paese di Putin


07/06/2022 11:39

di Luca Gualtieri - Class Editori

Andrea Orcel
Andrea Orcel, ceo Unicredit

Unicredit bussa a Cina e India per la cessione delle attività in Russia. L'inasprimento delle sanzioni occidentali ha reso ancora più complesse le procedure di exit per le banche occidentali, per cui oggi trattare con soggetti vicini al Cremlino è diventato proibitivo. Ecco perché, secondo quanto riferito ieri da Reuters, piazza Gae Aulenti avrebbe avviato contatti con soggetti esterni al Paese guidato da Vladimir Putin con l'obiettivo di valorizzare quanto più possibile gli asset oggetto di vendita. A certe condizioni investitori cinesi e russi potrebbero essere interessati a un deal e fonti vicine al dossier si dicono cautamente ottimiste sull'esito delle trattative.

La vendita non è comunque l'unica ipotesi al vaglio del ceo Andrea Orcel. Un'alternativa potrebbe essere uno swap che scambi poste di attivo con controparti locali non sanzionate per neutralizzare il rischio di tasso su un arco temporale che potrebbe andare da qualche mese a un anno. Di certo sembra ormai remota l'ipotesi di un deal con un soggetto russo. Già nelle scorse settimane Piazza Gae Aulenti aveva respinto qualche avance tra cui quella di Interros Capital, la società di investimento che fa riferimento all'oligarca Vladimir Potanin. Potanin ha appena acquisito da SocGen l'intera quota in Rosbank e nelle filiali assicurative. Peraltro l'istituto francese è stato l'unico ad aver sinora annunciato un dietrofront a tutti gli effetti da Mosca. Tutti gli altri istituti di credito occidentali presenti nel Paese sono ancora a metà del guado, non solo per il timore di svendite e per la complessità normativa del passaggio, ma anche per l'incertezza sull'esito della crisi in atto.

L'americana Citi per esempio, che pure già a marzo si era sbarazzata delle proprie attività di consumer banking nel Paese, ha per il momento deciso di mantenere la licenza bancaria. La scelta, confermata dal ceo Jane Fraser nei giorni scorsi, viene ricondotta all'incertezza sui tempi e sull'evoluzione della crisi geopolitica in Ucraina. Nel frattempo il nuovo buyback di Unicredit ha sfiorato quota 500 milioni, pari al 2,25% del capitale. (riproduzione riservata)


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