Il governo Draghi spinge verso una progressiva uscita di Huawei dal 5G italiano. Mercoledì 28 settembre, su proposta del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, il consiglio dei ministri ha deliberato l’esercizio dei poteri speciali, sotto forma di prescrizioni, per dare l'ok ai piani annuali 5G per l’anno 2022 presentati da Tim e Vodafone. Si tratta di uno degli ultimi atti dell'esecutivo uscente presieduto da Mario Draghi.
Il piano annuale di Tim, secondo quanto emerso da ricostruzioni di stampa, prevede, per la parte Core della rete, cioè il "cervello" dell'infrastruttura che connette le parti di accesso, l'utilizzo al 100% di apparati della società svedese Ericsson, mentre per l'implementazione di reti private dedicate c'è in campo l'italiana Athonet. Per quanto riguarda invece la sezione di accesso della rete (Ran radio access network), allo stato attuale il parco fornitori vede Ericsson al 53%, la finlandese Nokia al 27% e Huawei al 20%. Tim ha però già avviato un processo di dismissione degli apparati Huawei, con Ericsson Nokia destinate a salire al 70% e al 30%".
Per quanto riguarda Vodafone, Huawei e Nokia si dividono praticamente a metà il numero di apparati. Lo schema non sembra destinato a cambiare, ma il provvedimento approvato dal Cdm stabilisce la condizione che "l'operatore realizzi un drastico riequilibrio del peso di fornitori extra-Ue a vantaggio di quelli europei nella componente radio della rete". In particolare, c’è l'obbligo di sostituire gradualmente gli apparati cinesi già installati con quelli di società europee una volta terminato il loro ciclo di vita utile, stimato al massimo per sei anni. Dopodiché, la compagnia cinese dovrà necessariamente essere fuori dalle reti. (riproduzione riservata)