Quando manca un mese e mezzo alle elezioni anticipate in Grecia i rapporti tra il governo e il gestore cinese del porto del Pireo rischiano di arrivare a un punto di rottura. Nei mesi scorsi il colosso cinese Cosco, che detiene il controllo dell’infrastruttura, hanno subito lo stop al progetto di espansione per l’opposizione della Kas, la Commissione Archeologica Centrale, che a marzo ha dichiarato di interesse archeologico una parte dell’area collocata proprio vicino al nuovo terminal delle crociere.
Un primo semaforo verde, in realtà era arrivato già a fine febbraio con il no al master-plan della commissione per lo sviluppo e la pianificazione portuale, affiliata al ministero delle Politiche navali e della isole.
La decisione di bloccare il progetto di espansione è stata dettata dal rifiuto di Cosco di spacchettare il programma di interventi. La parte del progetto contestata riguarda la costruzione di un centro commerciale nelle vicinanze di uno dei quattro nuovi alberghi inclusi nel master plan e la creazione di un centro logistico non lontano dalla municipalità di Keratsini.
Un progetto che a detta dei detrattori rischia di fare concorrenza al tessuto imprenditoriale già presente. Il no segna quindi il primo intoppo per il piano investimenti da 580 milioni di euro messo in campo dai cinesi per l’Autorità portuale del Pireo.
Secondo quanto riporta il quotidiano in inglese Ekathimerini, i contatti informali degli ultimi giorni tra l’Autorità del porto del Pireo e la Commissione per lo sviluppo e la pianificazione portuale non hanno portato risultati, anzi, se possibile, hanno evidenziato ulteriori incagli all’attuazione dei progetti di Cosco.
Non è infatti soltanto il ministero della Cultura a sollevare obiezioni. Anche il ministero dell’Ambiente avrebbe avanzato dubbi, considerando l’infrastrutture come parte di Atene.
Negli ultimi giorni, scrive ancora la stampa greca, i cinesi avrebbero avanzato la richiesta della concessione dell’ulteriore 16% dell’autorità per il quale hanno già pagato, ma che non hanno ancora ricevuto, quando sono trascorsi quasi tre anni dalla conclusione dell’operazione, proprio perché gli investimenti sono ancora bloccati.
Il passaggio della maggioranza dello scalo greco a Cosco, nell’agosto del 2016, fu uno dei più importanti accordi nell’ambito del processo di privatizzazioni lanciate dal governo di Atene, un’intesa dalla forte valenza politica. Gli ultimi dati di bilancio diffusi dall’Authority del Pireo a metà febbraio, indicano profitti in crescita per 42,3 milioni di euro, raddoppiati rispetto al 2017. Il fatturato ha registrato un aumento del 19% a 132,9 milioni, trainato dal traffico container, che ha portato un valore aggiunto di 5,1 milioni di euro. Alla fine dello scorso anno il Pireo si è piazzato al secondo posto nel Mediterraneo, dietro Valencia, secondo la classifica dei primi 100 porti globali stilata da Lloyd’s.