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Il fashion scommette sull'India, mercato da oltre 50 miliardi

Il mercato del subcontinente in tre anni diventerà il sesto a livello globale per giro d’affari, secondo McKinsey. Nei prossimi due anni, saranno oltre 300 i marchi internazionali di abbigliamento che si affacceranno sulle rive del Gange, sia con negozi che, e forse soprattutto, attraverso l’e-commerce. In tre anni 900 milioni di indiani diventeranno consumatori online, circa il doppio di quelli registrati nel 2018. Restano però da affrontare dazi e tradizione. 


13/11/2019 13:46

di Fabio Gibellino - Class Editori

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Un modello del brand indiano di menswear Ravendra, acquisito dalla Ermenegildo Zegna

 

Per molti è il nuovo mercato sul quale scommettere, per altri invece è ancora un mondo tutto da decifrare. Puntare sull’India di questi tempi sembra essere diventato il mantra di un comparto, quello della moda, che ciclicamente ha bisogno di nuovi sbocchi per continuare a crescere.

Così, se l’economia conosciuta racconta un’attualità bizzarra e imprevedibile, in balìa degli umori di Washington, Pechino e Londra, ecco che la via del Subcontinente diventa più che plausibile. Secondo il report The State of fashion 2019 elaborato da McKinsey, il Pil del Paese avrà una crescita media annuale dell’8% fino al 2022 trainando, inevitabilmente, anche il reddito pro-capite, che dovrebbe triplicare entro il 2025.

Balzo che porterà a una maggiore capacità di spesa. Le previsioni sul prossimo triennio dedicate all’abbigliamento vogliono l’India arrivare a 59,3 miliardi di dollari (pari a 52,6 miliardi di euro), facendola così diventare il sesto mercato di riferimento, poco al di sotto del Regno Unito (65 miliardi di dollari), che però dovrà scontare l’effetto Brexit, e della Germania (63,1 miliardi di dollari).

Numeri certamente incoraggianti, che però si devono scontrare con un passato che si è rivelato, come ha spiegato a MFF Armando Branchini dell’Università Bocconi di Milano: «Un’esperienza sopravvalutata e solo parzialmente positiva». Storia che potrebbe anche ripetersi, perché, «da un punto di vista strettamente commerciale, oggi i dazi continuano a essere piuttosto alti, e anche sul fronte distributivo, se è vero che le griffe possono controllare al 100% la titolarità delle filiali, devono comunque garantire una produzione parzialmente realizzata sul territorio».

Però nei prossimi due anni, saranno oltre 300 i marchi internazionali di abbigliamento che si affacceranno sulle rive del Gange, sia con negozi che, e forse soprattutto, attraverso l’e-commerce. D’altronde da qui a tre anni oltre 900 milioni di indiani diventeranno consumatori online, circa il doppio di quelli registrati nel 2018. E anche guardando in quest’ottica, i dati sembrano tutti favorevoli.

E probabilmente lo sono per quei marchi di medio di gamma e da un’impronta stilistica pulita e minimale, perché, come ha spiegato Branchini: «In India c’è un’identità culturale molto forte e radicata, dove il concetto di lusso ed eleganza è tutta a vantaggio del sari». Analisi confermata dal mercato stesso, che oggi vede i capi tradizionali al 71% sui ricavi complessivi del womenswear, coefficiente che scenderà solo di 5 punti percentuali nei prossimi anni. Anche in questo caso però, i numeri non raccontano tutto, perché come illustrato Armando Branchini: «Per molto tempo ancora l’eleganza sarà data da un abito indiano, però la scommessa si potrà vincere con gli accessori, che saranno europei».

C’è anche la via delle acquisizioni, come ha fatto Ermenegildo Zegna con il suo partner locale Reliance rilevando una quota di Raghavendra Rathore Jodhpur (vedere MFF del 30 giugno 2018) uno dei marchi di rilievo nel luxury menswear indiano. Oppure quella di realizzare capi ad hoc, un po’ come ha fatto Giorgio Armani con la sua capsule collection indiana di giacche Achkan per l’autunno-inverno 2019/20 (disponibile esclusivamente nel flagship di New Delhi), se non fosse che l’India è un insieme di etnie e culture completamente diverse l’una dall’altra, basta pensare che le lingue ufficiali sono 23. (riproduzione riservata)


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