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Lusso, lo scenario cinese con gioielli e beauty in controtendenza

Al Milano Global Fashion Summit imprenditori e analisti si confrontano sulle prospettive a breve e medio termine del mercato cinese che anche nel 2025 dovrebbe crescere ma single digit. I consumatori cercano prodotti dal prezzo medio inferiore rispetto a borse e abbigliamento


22/10/2024 15:59

di Federica Camurati - Class Editori

settimanale
Un momento dell'evento di Moncler Genius a Shanghai

Le prospettive a breve e medio termine sul mercato cinese del lusso hanno tenuto banco nella sessione di apertura del Milano Global Fashion Summit, l'iniziativa di Class Editori con la collaborazione della Camera nazionale della moda italiana che sta riunendo nella capitale lombarda, di fronte a un folto pubblico di operatori, i principali imprenditori del settore, da Remi Ruffini (Moncler) a Diego Della Valle (Tod's) a Renzo Rosso (Otb Group), Alfonso Dolce (Dolce&Gabbana).

La preoccupazione sul rallentamento del mercato dopo tre anni di forte crescita è stata stemperata, negli interventi dei principali rappresentanti dei brand, dalla fiducia nella dimensioni del mercato cinese e dalla ragionevole convinzione che le misure di rilancio della domanda interna, decise dal governo cinese, potranno avere effetti anche sul settore lusso e fashion.

«La Cina è un grande mercato, è il più grande mercato del lusso mondiale. Questo rimarrà», ha sintetizzato, per esempio, Della Valle, «naturalmente, nel frattempo stiamo tutti andando a cercare di aumentare i fatturati in altre parti del mondo. Quando la Cina ricomincerà avremo il beneficio della Cina e il beneficio magari di aver lavorato bene penetrando nei nuovi mercati o rafforzando i mercati dove magari da un po' di tempo lavoravamo con meno attenzione perché eravamo più concentrati nello sviluppo dei mercati asiatici».

La debolezza della domanda cinese insieme alla convinzione che beauty e gioielleria sono le scommesse del momento per per continuare a crescere, è stata al centro dell'intervento delle due analiste di punta di questo settore, Francesca Diviccaro, responsabile industry retail & luxury, divisione Imi corporate & investment banking di Intesa Sanpaolo, e Chiara Rotelli, executive director, senior equity analyst luxury goods di Mediobanca.

«Le nuove trimestrali del lusso per ora sono viste con particolare preoccupazione dagli investitori. Veniamo da un primo semestre complessivamente buono e il terzo trimestre sta iniziando a mostrare il forte rallentamento della domanda cinese», ha affermato Rotelli sottolineando come, in un contesto in cui si parlava di normalizzazione ed era dunque atteso un andamento flat, il calo del 5% della divisione Fashion & leather goods riportato la scorsa settimana dal colosso Lvmh in apertura della stagione delle trimestrali sia risultato «allarmante» da parte di un gruppo così grande.

«La domanda ora è quanto questo rallentamento sia ciclico e strutturale e quanto si prolungherà nei prossimi trimestri. Ci aspettiamo tutti un terzo trimestre particolarmente debole per il settore e non c'è visibilità che il quarto possa essere in miglioramento, perché anche se il mercato finanziario ha reagito bene alla politica monetaria e alle misure economiche di Pechino, la domanda cinese ora si è ridotta a un peso del 20/25% sul totale di settore». Una domanda trainata da un cliente aspirazionale e giovane, che negli ultimi mesi ha invece visto peggiorare il proprio tenore di vita. Basti pensare che il tasso di disoccupazione in Cina risulta ora vicino al 20%.

«Per il 2025 ci aspettiamo una crescita mid-single digit per il settore, sbilanciata sulla seconda parte dell'anno con una domanda cinese debole nel primo trimestre e poi in ripresa nel secondo». Diviccaro ha precisato come queste dinamiche riguardino l'apparel e la pelletteria, mentre in questo scenario il beauty la sta facendo da padrone e anche i gioielli si mostrano solidi. «Il beauty è stato al centro delle principali operazioni di M&A quest'anno e i giganti guardano a questo comparto per l'espansione», ha spiegato l'esperta. «In generale comparti come skincare, make-up e fragranze, ma anche l'eyewear, stanno vivendo il cosiddetto lipstick effect. Non potendo più avvicinarsi al brand tramite le sneakers, l'abbigliamento o le borse, divenuti più costosi, i consumatori stanno approcciando i brand attraverso prodotti dal prezzo medio inferiore».

Sulle prospettive in Cina di questo mercato sono intervenuti anche gli analisti di Bernstein. «La mancanza di incentivi immediati ci porta a mantenere una posizione cauta sul consumo di beni di lusso nel 2024. Tuttavia, anche se il breve termine è incerto e i progressi non saranno lineari, l'intenzione è chiara. Ci aspettiamo che le notizie sugli stimoli diventino un tema importante nei prossimi mesi, con la possibilità che il governo voglia sostenere il morale dei consumatori in vista del prossimo Capodanno lunare», hanno dichiarato gli analisti.

Il sostegno del Politburo cinese, composto da 24 membri, indica che risollevare l'economia è ora una priorità per il governo e il coinvolgimento del più alto organo di governo rende più probabili risultati positivi. E anche se le misure previste non si rivolgono direttamente a chi spende, un miglioramento del mercato immobiliare cinese porterebbe benefici anche ai consumatori di lusso. La Cina ha un tasso di proprietà immobiliare del 90%. Dato il ruolo chiave della fiducia della clientela nel supportare il consumo di beni di lusso, hanno spiegato gli esperti, le politiche che sostengono il mercato immobiliare sono essenziali per sbloccare tale fiducia, sia per gli ultra-ricchi che per coloro che aspirano a entrare nel mercato del lusso. «Per i beni di lusso, riteniamo che le pressioni sui consumatori potrebbero essere meno severe di quanto il mercato si aspetti nel 2025 e oltre», hanno evidenziato. (riproduzione riservata)


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