MENU
Azienda Servizi

Msc prevede ancora un anno difficile per il trasporto container

Claudio Bozzo, chief operating officer per il mercato globale della compagnia controllata dalla famiglia Aponte, ha analizzato in un recente summit le problematiche legate agli effetti della pandemia sui trasporti internazionali. Infatti a partire dalla chiusura delle fabbriche in Cina per il Covid...


17/03/2022 14:53

di Nicola Capuzzo - Class Editori

settimanale
Claudio Bozzo, chief operating officer per il mercato globale di Msc

Msc, la shipping company della famiglia Aponte, in corsa per l'acquisizione di Ita (ex Alitalia) insieme a Lufthansa, si aspetta per il futuro “grandi investimenti pubblici e privati in infrastrutture (magazzini, banchine, trasporti) perché negli ultimi due anni si è capito che sottovalutare l’importanza della logistica può comportare grandi rischi e mettere in grossa difficoltà le attività produttive”, ma per tutto quest'anno, almeno, la situazione dei trasporti internazionali, in particolare per il traffico container, resterà difficile.

Lo ha detto Claudio Bozzo, chief operating officer per il mercato globale della compagnia, parlando alla prima edizione del Summit della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, un incontro digitale “per analizzare tendenze e sviluppi dei settori trainanti del mercato globale nel 2022”.

“Con il Covid le fabbriche cinesi hanno chiuso e quindi per le shipping line si era aggravata ancora di più una situazione già di difficoltà, al punto tale che avendo la prospettiva di una situazione non certo positiva tutte le compagnie di navigazione hanno scelto di non investire per ampliare il proprio parco contenitori che comunque non sarebbero potuti essere consegnati perché gli stabilimenti produttivi in Cina erano fermi”, è stata l'analisi del manager di origini genovesi ma oggi di stanza a Ginevra, quartier generale di Msc.

“Nella seconda metà del 2020 è arrivato poi un improvviso ed esponenziale aumento del carico da trasportare che nessuno si aspettava, derivato dal fatto che la disponibilità di spesa delle persone chiuse in lockdown veniva impiegata per acquistare mobili, attrezzi e altro per la casa invece che in vacanze o altri servizi. Questo ha determinato un aumento dei volumi da trasportare e dei prezzi dei noli marittimi”.

Inoltre la pandemia ha ridotto la forza lavoro attiva. “C’era mancanza di personale nei porti, nei camion, a bordo delle navi, ecc.; una riduzione di risorse che si è tradotta nella congestione dei terminal portuali e dei trasporti a terra. Le navi rimanevano intrappolate fuori dai porti in rada. A un certo punto circa 410 navi erano quotidianamente in attesa di entrare nei porti in giro per il mondo per cui, alla mancanza di container che già si era manifestata, si è sommata l’impossibilità di sbarcare container dalle navi”. Infatti l’aumento dei costi delle spedizioni marittime era stato indotto anche dalla minore capacità di stiva delle navi che permanevano per giorni o settimane in attesa fuori dai porti.

“In quel periodo tutti i carrier si sono buttati sul mercato a cercare di acquistare navi e per questo tutte le portacontainer che risultavano in disarmo sono state rimesse in servizio e pochissime sono state cedute per demolizione. Nel 2020 si è assistito al più basso numero di navi destinate alla demolizione mentre il mercato dei noleggi per queste unità è schizzato verso l’alto”, ha proseguito Bozzo. Dallo scoppio della pandemia il container dwell time (il tempo in cui il contenitore è impegnato da un cliente per una spedizione) è salito moltissimo e contestualmente mancavano autisti per ritirarli, oltre all’aggravante rappresentata dal fatto che molti contenitori venivano utilizzati dalle imprese come magazzino perché i centri logistici erano saturi.

“Per fortuna Msc è italiana e i contenitori che avevamo a disposizione per l’export li abbiamo dedicati al mercato italiano, non è una cosa da poco”, ha evidenziato ancora Bozzo, aggiungendo anche che l’incaglio della Ever Given nel canale di Suez ha costretto alcune navi a circumnavigare l’Africa contribuendo ad allungare ulteriormente i tempi di navigazione e quindi ridurre l’offerta di stiva.

“La situazione di congestione attuale è destinata a rimanere per tutto il 2022”, ha preannunciato infine il manager di Msc passando a commentare l’attualità e spingendosi a qualche previsione. “Il Covid continua a permanere in giro per il mondo, va a ondate come una marea. I problemi a reperire autisti e lavoratori continua a persistere. Nei prossimi mesi ci sarà ancora minore disponibilità di navi perché gli operatori negli ultimi due anni per quanto possibile hanno posticipato le soste delle navi per lavori di manutenzione ma ora certi interventi non sono più rinviabili per cui l’offerta di stiva si ridurrà. Oltre a ciò stiamo assistendo a un incremento del costo del petrolio e del carburante; il prezzo più elevato del trasporto marittimo lo pagheranno in primis i carrier ma a cascata i consumatori finali”.

A tutto ciò si somma infine il conflitto militare scoppiato fra Russia e Ucraina: “Non possiamo più andare con le nostre navi in Ucraina e Russia – ha raccontato – ci sono contenitori che verranno abbandonati dai clienti perché non possono arrivare a destino e dovremo distruggere i carichi (questo costo pesa sui carrier). Abbiamo problemi con i marittimi poiché il 14% a livello mondiale sono di nazionalità o russa o ucraina. In Msc abbiamo tanti ucraini che ci chiedono di tornare a casa per ricongiungersi alle proprie famiglie”. C’è infine un altro timore: “Abbiamo paura di attacchi informatici che potrebbero arrivare dalla Russia”. (riproduzione riservata)


Chiudi finestra
Accedi