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Politica

La Cina si prepara a parare il colpo di nuovi dazi sul suo export

Il ministero della Finanza annuncia la diminuzione dei rimborsi Iva alle imprese sull'export di materie prime e manufatti e in alcuni casi l'abolizione. In questo modo il governo cerca di mettersi al riparo da possibili rischi sul fronte della tariffe internazionali, colpendo gli extra profitti della grandi imprese


02/12/2024 12:41

di Marco Leporati*

settimanale
Lan Fo'an, ministro della finanze cinese

L'improvvisa decisione del Ministero delle Finanze cinese di concerto con lo State Taxation Administration di ridurre la percentuale del rimborso VAT (IVA locale) per le merci in esportazione a partire dal primo dicembre, è arrivata inaspettata ma in linea con gli eventi del quadrante economico internazionale.

In particolare due sono i segnali cui prestare attenzione, potenzialmente prodromici di misure successive. Il primo è la riduzione del rimborso della VAT dal 13% al 9% per 209 prodotti destinati all’esportazione appartenenti alla categoria di oli raffinati (gasolio, benzina e combustile per aerei), impianti fotovoltaici, batterie al litio e alcuni minerali non metallici quali marmi e graniti, cemento e sabbia, carbone e gas naturale.

L’altro più draconiano riguarda la cancellazione del rimborso VAT del 13% per 59 prodotti per l’esportazione tra i quali alluminio e rame. Un capitolo a parte correlato a questa decisione è l’inclusione dell’olio alimentare usato ovvero olio esausto (UCO  used cooking oil) destinato alla produzione di biofuel.

La decisione di includere l’olio esausto nella lista della cancellazione del rimborso è dovuta ad una rimodulazione delle prospettive green. Se l’olio esausto non viene più esportato e rimane a disposizione in Cina si può pensare a spingere gli acquisti di automezzi con alimentazione biofuel.

Per le batterie al litio invece, nonostante la riduzione del rimborso il mercato estero è ancora molto competitivo e non ne risentirà almeno nel medio periodo.

Riguardo ai pannelli solari la Cina nei primi nove mesi del 2024 ne ha esportati per un valore di 27 miliardi di dollari con un totale di rimborsi per 3,5 miliardi di dollari. In prospettiva il rimborso con la nuova aliquota si attesterà  a circa di un miliardo di dollari.

Allo stato attuale, senza considerare dazi addizionali imposti da paesi esteri, il prossimo anno si renderà meno competitiva l’esportazione anche in considerazione del cambio corrente dello yuan rispetto al dollaro. Tuttavia poiché il valore dello yuan, nei mercati off-shore e domestico è sempre sotto il controllo della banca centra, quest'ultima non permetterà che il cambio scenda sotto livelli accettabili pena una reazione di investitori soprattutto cinesi.

Nella recente storia cinese, il primo passo della politica di aiuti alle esportazioni era stato l’introduzione nel 1996 del rimborso della VAT e, per alcune commodities, della Consumption tax che permetteva un risparmio di imposte al momento dell’esportazione delle merci secondo la classificazione merceologica dei codici doganali.

Questa politica, combinata a periodi in cui lo yuan era accusato di essere stato svalutato, aveva permesso di garantire reddito e profitto alle imprese cinesi, aumentandone la competitività sui mercati internazionali, al netto di abusi ed arbitrii nell’utilizzo del rimborso ottenuto modificando i codici doganali per beneficiare di importi maggiori di quelli stabiliti per i propri prodotti. Ma oggi questo fenomeno è stato di molto circoscritto grazie all'informatizzazione del collegamento tra Taxation Bureau e l'agenzie delle dogane (GAC). 

Oggi gli analisti auspicano che Pechino vorrà utilizzare gli importi risparmiati per gestire prodotti di qualità e redditività in esportazione e per il risanamento dei debiti domestici soprattutto quelli incardinati alle province cinesi. In ogni caso, la nuova normatica indica che la Cina si sta attrezzando per parare eventuali rischi che potrebbero manifestarsi in futuro, soprattutto sul fronte dazi.

La redistribuzione delle fonti energetiche comporta, tra l'altro, anche delle penalizzazioni ma lo sforzo è finalizzato al raggiungimento di obiettivi green: un esempio è la situazione di Sinopec, una delle maggiori State owned companies cinesi e leader nelle raffinerie. La diminuzione del rimborso VAT sulle sue esportazioni avrà un impatto negativo sui profitti per l’anno prossimo di circa 3,3 miliardi dollari. 

È una battaglia complessa che, tuttavia, non spaventa il Paese. «Quella cinese è la più antica e duratura costruzione politica statale ancora oggi esistente. La sua durata bimillenaria è ragguagliabile alla lunghezza degli imperi romani d’Occidente e d’Oriente messi insieme», annota Sabino Cassese nel suo "L’impero cinese colpisce ancora", riferito allo studio di Yuhua Wang, professore alla Harvard University. (riproduzione riservata)

*presidente di Savino del Bene Shanghai Co. Vive e lavora a Shanghai da 30 anni

 


 


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