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Il modello Wuhan, ecco come la Cina ha sconfitto il coronavirus

I provvedimenti di isolamento della città e di altri due centri nella provincia dello Hubei chiudendo entro il confine perimetrale 60 milioni di abitanti con un preavviso di poche ore ha permesso una prima fase di contenimento evitando un’esplosione di contagiati su tutto il territorio cinese. I controlli a tappeto anche a Shanghai


17/03/2020 10:37

di Marco Leporati*

Wuhan city
Wuhancity

In queste difficili e drammatiche giornate che l'Italia sta vivendo e alla luce degli ultimi provvedimenti governativi che dovrebbero permettere un rallentamento nell’incidenza della curva del contagio, il “modello Wuhan” viene invocato spesso quale chiave di successo nella sconfitta, almeno temporanea, di questo virus.

Il governo cinese, con qualche settimana di ritardo rispetto alla notizia ufficiale di questa nuova tragedia,  aveva adottato coraggiosamente - manu militari- adottato, alla vigilia del Capodanno cinese, i provvedimenti di isolamento della città di Wuhan e di altri due centri nella provincia dell’Hubei chiudendo entro il confine perimetrale 60 milioni di abitanti con un preavviso di poche ore. Ciò ha permesso una prima fase di contenimento nel senso che non vi era stata un’esplosione di contagiati su tutto il territorio cinese ma solo in aree limitate con epicentro a Wuhan e nella relativa provincia dello Hubei.

Il vantaggio è stato poi quello di poter prolungare il periodo di chiusura per le festività, stabilito originariamente sino al 30 di gennaio, chiedendo a uffici e strutture produttive di vincolare la propria apertura, il più delle volte parziale, a un impegno di responsabilità con risvolti penali che prevedeva, a seconda delle regolamentazioni provinciali, la fornitura di maschere ai dipendenti, da una a tre al giorno, il rilevamento della temperatura, la messa a disposizione di guanti monouso e dispenser con liquidi disinfettanti lavamani ed infine la possibilità dello smart working, più semplice che In Italia, dal momento che circa 900 milioni di cinesi sono collegate ad internet.

Tuttavia, nell’adottare questo sistema per la mia società ho scoperto che non tutti i lavoratori possiedono un computer a casa essendo abituati all’ esclusivo totale  ed invadente uso  dello smartphone.

Questo paniere di disposizioni era ed è ancora soggetto ad ispezioni delle autorità competenti e dei gestori dei building i quali, durante lo scorso febbraio avevano applicato norme ancor più restrittive per il numero di persone che poteva entrare nei singoli uffici. Come si era scritto mesi fa in occasione dell’applicazione delle nuove regolamentazioni a Shanghai per la raccolta differenziata dei rifiuti, in Cina tutti le strutture abitative e gli uffici fanno parte di complessi dove non esiste il semplice amministratore di condominio ma società o comunità che si fanno carico della gestione in modo attivo e di controllo.

E questo fatto va di pari passo con il controllo delle persone mediante App che hanno portato alla creazione l’anno scorso del sistema del social credit a livello individuale e societario. In questa occasione è stata creata un’applicazione attraverso Alipay che, con una semplice registrazione del possessore dello smartphone, permette attraverso diversi colori del QR code di monitorare lo stato di salute dell’individuo passando dal colore verde di buon stato di salute al giallo intermedio sino al rosso con situazione di pericolo. All’entrata di tanti compound è obbligatorio mostrare il proprio status e farsi rilevare la temperatura.

Un’ultima nota sull’uso delle mascherine che oggi in Italia rappresenta un' importante criticità. In febbraio in Cina non era semplice trovarle e molte aziende, compreso il sottoscritto, le hanno importate dall’estero. Tra l'altro in fase di dichiarazione del datore di lavoro era necessario garantire uno stock almento per due settimane; diversamente non veniva concessa la riapertura degli uffici.

Infine il commercio on line ha aiutato a sopravvivere anche quando vi era scarsità di generi alimentari soprattutto legata al periodo delle festività cinesi ed era necessario alzarsi di notte per ordinare le verdure per garantirsi la consegna del giorno successivo. Non vi sono stati quindi i soliti assalti ai supermercati.

L’Italia, per la sua natura e per la sua storia non è organizzata in questo modo e l’isolamento individuale  e il portare una maschera non fa parte della sua cultura, ma il processo di consapevolezza sta attivandosi. Ma quello che mi ha colpito ed emozionato è un qualcosa che in Cina non esiste, anche se è stato celebrato il patrottismo, ed è la capacità di legare le emozioni e il nostro spirito alla reazione a questa epidemia.

Tutti i video, amatoriali e non, le canzoni, l'Inno nazionale, cantate dai balconi o dalle finestre hanno fatto riscoprire il vero e profondo animus italiano con quel voler ritornare a capire ed interpretare la storia per una futura redenzione.

Mi permetto due citazioni in conclusione: una della poetessa Alda Merini, milanese , che dal suo studio affacciato sui Navigli scriveva:“Anche se la finestra è la stessa non tutti quelli che vi si affacciano vedono le stesse cose. La veduta dipende dallo sguardo.”

L’altra da Futura, una delle più visionarie canzoni  di Lucio Dalla:” Aspettiamo che ritorni la luce- Di sentire una voce- Apettiamo senza averne paura, Domani”.

*managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni


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