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Singapore al voto, ma si offusca il fascino della città-stato

Il primo ministro in carica, Lee Hsien Leong, figlio dell'artefice del successo della città-stato, la Svizzera dell'Asia, verrà riconfermato alla guida del paese con tutta probabilità. Però emergono delle crepe nella dinastia: il fratello del premier si schiera con l'opposizione, mentre sale la critica per l'incerta gestione della pandemia. Fine di un modello?


29/06/2020 14:38

di Marco Leporati*

settimanale
La famiglia Lee, l'attuale premier, con la cravatta rossa, e il fratello minore, accanto

A Singapore, l’esempio più citato ed eclatante dell’efficienza di una città stato, si sta assistendo ad uno strano “finale di partita” di sapore beckettiano. L’attuale Primo Ministro Lee Hsien Leong, figlio di Lee Kuan Yew, scomparso nel 2015 e fondatore nel 1965 del nuovo modello di indipendenza della città, sdoganandola dalla Federazione malese dopo il periodo coloniale inglese, ha deciso di anticipare le elezioni al 10 di luglio quando la naturale data di scadenza sarebbe stata l’aprile del 2021.

Sabato scorso in un video messaggio, il Premier, con la maggioranza in Parlamento del PAP (People’s Action Party) ha concluso dicendo:”Non possiamo dare per scontato nessun voto. L’elettore singaporegno è un giudice severo. Dobbiamo lottare duramente per ogni singolo voto in ogni singola circoscrizione elettorale”.

Se questo è il palcoscenico per l’agone politico, vale la pena di approfondire la storia di Singapore, i conseguenti risultati ottenuti e le ombre apparse contestualmente all’insorgenza dell’epidemia del Covid.

Singapore durante i secoli di dominazione inglese è sempre stata considerata un luogo interessante e contradditorio, a partire da Sir Stamford Raffles, luogotenente inglese della Compagnia delle Indie che l’aveva scelta come base nel 1840  per poi diventare l’artefice della crescita della città a confine della Malesia e a qualche centinaia di miglia dalle altre terre, oggetto di dominio e contesa delle diverse potenze europee.

Il famoso Stretto della Malacca, così ben descritto da Salgari nei suoi romanzi, non era solo il passaggio obbligato dei corsari ma il corridoio protetto dai monsoni per lo snodo commerciale del continente asiatico con l’Europa.

Nel 1965 Singapore adottò la formula politica della città Stato: la crescita economica è arrivata di conseguenza in quanto l’efficienza della pubblica amministrazione coniugata con le normative introdotte ha permesso il salto di qualità soprattutto nel momento in cui Hong Kong, anch’essa colonia inglese, nel 1997 è stata restituita alla Cina come previsto dal  trattato di Nanchino del 1842  e dalla successiva Convenzione del 1898, nell’ambito del concetto politico “One Country, two Systems”.

Singapore ha subito una trasformazione ed è diventata negli ultimi vent’anni un centro di business e un modello cui tutti desideravano aspirare sino a definirla la “Svizzera dell’Asia”. Come ha scritto Tiziano Terzani, il grande gionalista scomparso, di Lee Kuan Yew. “E’ lui che ha trasformato questo porto sull’equatore in un centro di modernità” (Un indovino mi disse-pag 196).

Le qualità intrinseche di Singapore non trovano fondamento in un reale centro manufatturiero, essendo obbligata ad importare per la propria comunità tutti i beni di consumo, inclusa l’acqua e quelli semidurevoli ma è nello scambio internazionale che ha assunto una delle posizioni più rilevanti nel mercato globale.

Negli ultimi due anni, però, qualche segnale di cedimento in seguito agli eventi economici e geopolitici accaduti stava in parte offuscando l'immagine di questo stato di 6 milioni di abitanti con 200 mila espatriati e una moltitudine di pendolari malesi che ogni giorno attraversano la frontiera per raggiungere il posto di lavoro senza trascurare le migliaia di operai del Bangladesh che sono prevalentemente occupati nell’attività cantieristica e di rimessaggio nonchè destinati alla manutenzione e costruzione di infrastrutture ed edilizia residenziale.

All’inizio dell’epidemia Singapore era stata considerata una città virtuosa per averne contenuto la diffusione, ma a partire da aprile si è avuta un’impennata di contagi soprattutto nei clusters/dormitori dove risiedono gli operai del Bangladesh.

Secondo i dati della Johns Hopkins University la ratio RT rispetto al totale della popolazione è cresciuta sino ai recenti 44 mila contagi e le misure di lockdown sono state attivate con notevole ritardo. Come è avvenuto nel resto del mondo, sono immediatamente stati stanziati 5,1 miliardi di dollari (di Singapore) che sono rientrati nel budget denominato ”di Solidarietà”. E’ stata poi chiusa la frontiera con la Malesia con la conseguenza che a tutto il personale frontaliero dipendente è stato vietato di attraversare il confine.

Questa dicotomia tra le misure di contenimento disposte in ritardo e i sussidi sia ai singoli cittadini sia alle aziende ha causato prima situazioni di panico nell’accaparramento di beni nei supermercati e poi uno stato di disagio che ha portato la popolazione di Singapore a non essere più ”confident” con il Primo Ministro, il quale ha messo in campo le proprie forze per una “conta”.

I dati forniti da MTI (Ministry of Trade and Industry ) avevano previsto per il primo trimestre un pil negativo del 2.2% rispetto al trimestre dell’anno precedente sino a stimare  un calo del pil tra -1 % e il -4% per l’intero 2020.

Nella saga della città Stato è emerso improvvisamente un elemento di sorpresa ovvero il fratello del Primo Ministro, Lee Hsien Yong, che si è alleato con uno dei due partiti di opposizione (Progress Singapore Party; l’altro è il Worker’s Party). E a proposito di città stato sembra di rivedere le storie ricche di intrighi del medioevo europeo.

Ma nonostante la presunta debolezza del Premier nella campagna elettorale, parlando con alcuni amici singaporegni è emerso un dato importante e cioè che del totale degli aventi diritto al voto (circa 2.650.000 elettori) il 70% sono impiegati statali e tutti hanno ricevuto parte del Solidarity budget Job Support Scheme che ha permesso a circa 2 milioni di lavoratori locali di beneficiare di un contributo pari al 75% del loro salario loro fino ad un massimo di 3.450 dollari di Singapore. Ovvia conseguenza: il Premier verrà riconfermato.

Chi in questo momento soffre di più di questa situazione anomala di incertezza è l’espatriato che da un lato rischia di perdere il lavoro per nuove soluzioni organizzative delle multinazionali e dall’altro, non potendo più muoversi nell’area del sud est asiatico, si sente confinato e non ha più interesse a rimanere nella città più verde del mondo che sicuramente non è più quella oggetto di un dialogo nel romanzo “ Le braci” di Sandor Marai: ”In quale zona dei Tropici hai vissuto?- A Singapore . “Si dice che i Tropici logorano e fanno invecchiare prematuramente. “Sono posti terribili. Tolgono dieci anni di vita a chiunque”. Dal tuo aspetto non si direbbe”. (pag 69).

*managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni

 

 

 

 


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