«L’agrifood italiano ha un enorme spazio di miglioramento in Cina per quanto riguarda il posizionamento di prezzo e la diffusione del prodotto. L’attività di sviluppo svolte da Paesi come Francia, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda dimostrano che lo spazio di mercato è aggredibile e i prezzi medi possono essere portati a livelli più alti». Simone Padoan, advisor per l’internazionalizzazione verso la Cina (ChinaDesk.it) e membro della Camera di Commercio Italiana in Cina, ha da poco realizzato il report “Cina: Food & Beverage ed enoturismo, criticità e potenzialità per l’Italia” con dati relativi al primo semestre 2021.
Mettendo a confronto le esportazioni anno su anno dall’Italia alla Cina per il primo trimestre 2021 con quello del 2020 e del 2019, emergono cinque gruppi merceologici per importanza ed accelerazione della crescita. In ordine di valore di export si trovano: Carne lavorata e conservata e prodotti a base di carne (tasso di crescita composito annuo del 166,5%; prodotti delle industrie lattiero-casearie con un cagr del 52,5%, altri prodotti alimentari con un cagr del 19,6%; prodotti da forno e farinacei con un cagr del 17,7%, bevande, con un cagr del 4,8%, comparto che dopo una importante flessione nel 2020 è tornato a crescere raggiungendo livelli superiori del 2019.
Nel settore dei vini, nei primi cinque mesi del 2021, la Cina ha importato 174,65 milioni di litri per un valore di 687,8 milioni di dollari. L’Italia si è posizionata come terzo fornitore in valore con una quota di mercato del 9,8%, dietro a Francia, con una quota del 41,5% e al Cile con una quota del 20,1%, mentre i vini australiani sono stati di fatto cancellati dall'imposizione di forti dazi.
Il prezzo medio di importazione del vino italiano è di 4,97 dollari al litro, superiore alla media (3,94 dollari al litro), ma inferiore alla mediana (6,15 dollari al litro). «Sebbene l’importazione in Cina dei prodotti Food & Bevarage italiani sia evidentemente in crescita, il prezzo medio per unità di peso (food) o volume (vino ed alcolici) risulta essere prossimo o inferiore sia al prezzo medio di importazione da tutti paesi fornitori, sia alla mediana», ha spiegato Padoan, «questo significa che parecchi paesi terzi non solo forniscono maggiori quantità di prodotto, ma anche a prezzi medi più elevati».
Per esempio, nel settore del Caffè, uno dei pochi in cui l’Italia è leader posizionandosi seconda per valore complessivo, almeno una ventina di Paesi hanno importano con un prezzo medio al chilo più alto di quello italiano, tra cui la Svizzera con un prezzo medio più alto dl 156%, il Regno Unito con un prezzo medio più alto del 155% e la Francia (+162%).
Analoga situazione per l’importazione dei vini spumanti, in cui l’Italia è di gran lunga leader per quantità, ma si posiziona seconda perché il prezzo medio al litro è quasi la metà della mediana e un po’ più alto di un terzo del prezzo medio.
«Questa collocazione per fascia prezzo “schiaccia” il prodotto italiano all’interno di un ambito di competizione particolarmente svantaggiosa per l’Italia, sia perché privilegia il prezzo rispetto alla qualità, non rispecchiando le reali caratteristiche del prodotto italiano venduto, sia perché le marginalità sono ridotte e la necessità di profitto richiede grandi quantitativi che, però, non sono riservati a questo mercato», ha concluso Padoan.
Inoltre, a differenza di molti Paesi presenti in Cina, l’Italia soffre di una mancanza infrastrutturale di piattaforme logistico-distributive in grado di aggregare i produttori, superare lo scoglio della vendita Ex Works (franco fabbrica) ed assumere un atteggiamento attivo nel mercato cinese. A rendere particolarmente difficile il rapporto delle imprese italiane con il mercato cinese, contribuiscono anche la debolezza dei marchi aziendali, derivante dalla frammentazione e dalla piccola dimensione delle imprese. E il fatto che l’ecosistema digitale cinese è di fatto separato da quello europeo e dei mercati occidentali e basato su strumenti di diffusione locale, esclusivamente in lingua cinese. (riproduzione riservata)