Le prime avvisaglie del “Nuovo El Nino” cominciano ad essere tangibili in Cina e nel sud est asiatico: come da copione territori siccitosi e territori con un eccessivo livello di precipitazioni nell’anomalia delle stagioni così come sta avvenendo nel centro e nel nord della Cina con la conseguenza che sino ad ora venti milioni di tonnellate di grano sono perse e quindi destinate purtroppo solo alla trasformazione in mangime per animali per l’impossibilità della mietitura causata dalle piogge ininterrotte e reiterate.
In particolare nella provincia centrale dell’Henan che raccoglie un quarto della produzione nazionale di grano, il Ministero dell’Agricoltura e degli Affari rurali ha predisposto un piano di messa in sicurezza organizzando la raccolta e l’essicazione in tempi rapidi, richiamando mietitrebbie da altre province con autorizzazione ad utilizzare le autostrade e incremento dei silos per la conservazione. Sono stati anche messi a disposizione da parte delle autorità locali 28 milioni di USD a favore degli agricoltori come intervento immediato.
Infatti le condizioni ambientali sono determinanti per l’insorgere non solo delle muffe tradizionali causate dalla forte umidità che ne provoca anche la marcitura ma soprattutto della ruggine del grano, malattia imputabile ad un fungo, Puccinia graminis, che attacca le pianticelle – foglie e stelo -lasciando delle macchie proprio color ruggine contenenti le spore che portano alla distruzione del raccolto.
Questa malattia era nota sin dai tempi dei romani che avevano istituito, come racconta Ovidio, una giornata di sacrificio (il 25 aprile) al dio Robigus, nume dei malanni che potevano intervenire sulle culture. Oggi fattori quali la scarsa resistenza delle varietà di frumento, le abbondanti concimazioni azotate e soprattutto l’alta densità di piante per metro quadrato per garantire una maggior produzione annuale, favoriscono l’insorgenza di questa malattia.
Nella provincia dell’Henan quasi sei milioni di ettari sono destinati alla coltivazione del grano invernale la cui raccolta storicamente avviene a partire dalla fine di maggio sino a tutto il mese di giugno. Di questa superficie circa 270.000 ettari sono destinati alla produzione di sementi che ne rappresenta il 38% della produzione nazionale.Per questa ragione dovranno essere intraprese azioni di trapianto in altre zone per evitare che le sementi da utilizzare nella prossima campagna autunnale siano contaminate dal fungo Puccinia.
Corrispettivamente, nelle province meridionali il livello di siccità è aumentato con i conseguenti e noti problemi sia per l’agricoltura sia per la produzione di energia elettrica.
Maggio è stato un mese molto caldo con temperature oltre la media nella provincia del Sichuan e dello Yunnan che hanno registrato sino a 40 gradi. La scarsità di precipitazioni ha provocato un abbassamento di circa quattro metri del livello del secondo bacino di acque più importante in Cina, quello del Dongting Lake nella provincia centrale dello Hunan.
Questo quadro che non si discosta molto da situazioni metereologiche del resto del mondo, Europa compresa, offre lo spunto per cercare di comprendere come sarà possibile mettere in cantiere tutte le attività che portino ad un incremento della produzione agricola cinese.
A questo proposito di recente è stato pubblicato l’Agricultural Outlook report 2023 – 2032 a cura del Ministero dell’Agricultura che, in linea con il China Food Security Plan prevede una crescita sino all’88.4 % della produzione per il fabbisogno nazionale rispetto al decennio precedente dove ne rappresentava l’82%.
La crescita riguarda non solo il grano ma riso, granoturco e soia per fare in modo di limitare le importazioni: infatti l’importazione di grano dovrebbe essere ridotta a 122 milioni di tonnellate rispetto alle 150 importate in precedenza. Nel 2022 erano state prodotte in Cina 137.7 milioni di tonnellate di grano: ciò sta a significare che il solo fabbisogno annuale di grano vale 287.7 milioni di tonnellate.
Per conseguire questi obiettivi l’agricoltura deve puntare ad un rinnovamento basato sulla selezione delle sementi ad alta resa e sull’utilizzo di macchinari e nuove tecnologie per gli agricoltori. «L’agricoltura è un tema di sicurezza nazionale di estrema importanza», ha ribadito il presidente Xi Jinping ed il motto del governo è quello di assicurare ai cinesi di avere «la loro scodella nelle mani».
Per fare ciò nel 14° piano quinquennale 2021- 2025 si prevede di utilizzare 120 milioni di ettari di terreno arabile. Inoltre nel documento n. 1 del Partito Comunista cinese e dello State of Council of China si legge che “L’obiettivo più arduo è quello di edificare un moderno stato socialista collegato alle aree rurali. Fattori imprevisti stanno aumentando. E’ vitale mantenere i fondamentali dell’agricoltura, delle aree rurali e degli agricoltori. Non possiamo fallire”.
Esiste quindi la consapevolezza dei” fattori imprevisti” ed è quanto sta accadendo in questo mese. Ma Wenfeng della Beijing Orient Agribusiness Consultancy sostiene che “fenomeni come questo avvengono una volta ogni tre o quattro anni ma quest’anno è particolarmente grave”. Si ritorna quindi all’impatto imprevedibile ma ripetibile del cambiamento climatico nelle sfera delle attività umane.
Se è vero che la ruggine del grano esisteva ai tempi dei romani oggi la società è molto complessa e i sacrifici agli dei non sono più sufficienti. La Cina sulla sicurezza alimentare intesa come garanzia di assicurare il cibo a tutta la popolazione gioca una partita importante entro il 2032. (riproduzione riservata)
*presidente di Savino del Bene Shanghai Co. Vive e lavora a Shanghai da 30 anni