Grandi manovre sono in atto tra Cina, Pakistan e India sugli investimenti relativi alla Belt & Road e in particolare sui terminal lungo le rotte marittime, che stanno acquistando una crescente importanza geostrategica. Pakistan e Cina hanno deciso di spostare il baricentro della loro iniziativa per il Corridoio economico Cina-Pakistan (CPEC), che rappresenta il più importante investimento del progetto Belt and Road, dalla controversa area di Gwadar (Belucistan) alla costa di Karachi, 600 chilometri più a est, prossima ai confini con l'India.
I due paesi hanno firmato un memorandum d'intesa per il progetto della Cona di sviluppo complessivo costiero di Karachi, durante il 10mo Comitato di cooperazione congiunta. Si tratterà di un investimento da 3,5 miliardi di dollari, che include una nuova strutture nel porto di Karachi e un impianto di depurazione delle acque, oltre alla costruzione di un ponte tra il porto e le isole Manora.
«Questo progetto ripulirà l'habitat marino per i nostri pescatori, costruirà unità abitative per famiglie a basso reddito e presenterà opportunità per gli investitori. Porterà Karachi al pari delle più sviluppate città portuali”, ha rilanciato su Twitter il primo ministro pachistano, Imran Khan.
A spingere il cambio di focus pare essere stata l'estrema instabilità rappresentata dalla situazione a Gwadar, una delle maggiori città costiere della provincia del Belucistan, dove ad agosto un attentato suicida dei separatisti beluci ha avuto come obiettivo un veicolo cinese.
Gwadar avrebbe dovuto essere il terminal di un impianto per gas naturale liquefatto galleggiante come parte del segmento Gwadar-Nawabshah del gasdotto Iran-Pakistan. Oltre agli investimenti sotto l'egida diretta del CPEC, che prevede investimenti per oltre 46 miliardi di dollari, nella città di Gwadar, nel giugno del 2016 la China Overseas Port Holding Company (COPHC) ha dato avvio ad un piano da 2 miliardi di dollari per la Zona Economica Speciale Gwadar, modellata sulle linee delle Zone economiche speciali della Cina.
Ora non è chiaro se nel nuovo accordo tra i due paesi, anche la Zes verrà spostata nell'area di Karachi.
Intanto l'agenzia giapponese Nikkei ha riferito che il conglomerato indiano Adani Group, in affari tra l'altro con la Msc, la seconda shipping company del mondo, ha firmato un accordo da 605 milioni di euro per costruire un terminal container presso il porto di Colombo, la capitale dello Sri Lanka,nel tentativo, secondo gli analisti, di contrastare la crescente influenza cinese in quest'isola strategica.
Il gruppo indiano ha firmato l'accordo con la SLPA, l'autorità portuale cingalese, e con la compagnia privata John Keells Holdings per costruire il West Container Terminal (WCT) del porto, in quello che è stato definito dalla SLPA "il più grande investimento esterno mai ricevuto nel settore portuale".
L'accordo mette parzialmente a tacere le polemiche esplose nel 2019, quando fu messo in un cassetto un memorandum d'intesa con India e Giappone per sviluppare e operare congiuntamente l'East Container Terminal.
Per Nuova Delhi la questione della collocazione geopolitica dello Sri Lanka è cruciale, alla luce della sua strategia indo-pacifica che ha portato il paese a essere parte dell'alleanza QUAD con Giappone, Australia e Stati uniti con l'obiettivo di contrastare la crescente pressione cinese.
Pechino è fortemente presente in Sri Lanka con una serie di progetti infrastrutturali, a partire dal porto di Hambantota costruito con la sua assistenza. Nel 2017 Colombo, soffocata da un debito di quasi 7 miliardi di euro nei confronti della Cina, firmò un accordo che garantisce un affitto di 99 anni di questo scalo strategico meridionale a favore di Pechino. E attualmente la crisi pandemica ha di nuovo messo in ginocchio l'economia cingalese. (riproduzione riservata)