In Cina si riducono i termini di pagamento delle imprese, scesi in media di 11 giorni. Tuttavia, il quadro è più complesso. Ad esempio l'aumento dei rischi di mancato pagamento nei settori delle costruzioni e dell’energia
"L'ultimo studio sui pagamenti delle imprese in Cina 2021 di Coface mostra che le imprese cinesi hanno compiuto i passi necessari per rafforzare la gestione del credito nel 2020 a causa della pandemia di Covid-19. I termini di pagamento sono stati ridotti in molti settori e sono stati impiegati più strumenti di gestione del credito, tra cui l'uso dell'assicurazione dei crediti e dei report informativi, oltre ai servizi di recupero crediti e di factoring. Come risultato, un minor numero di imprese ha registrato ritardi di pagamento nel 2020 rispetto all'anno precedente”, spiega Bernard Aw, Economista Coface per l’Asia-Pacifico,
“Anche se l’evoluzione della pandemia resta incerta e una ripresa economica sostenuta è tutt'altro che garantita, le aziende cinesi sono ottimiste sulle prospettive economiche della Cina: il 73% degli intervistati si aspetta un miglioramento della crescita quest'anno, in netto aumento rispetto al 44% del 2020. Ciò coincide con un maggior numero di imprese che prevede migliori risultati di vendita e maggiore liquidità quest'anno”, aggiunge, "L’indagine indica inoltre che i rischi di credito si stanno accumulando in settori specifici, che giustificano un attento monitoraggio nei prossimi mesi. La percentuale di imprese nei settori dell'edilizia e dell'energia che ha registrato gravissimi ritardi di pagamento (oltre 180 giorni) per oltre il 10% del fatturato annuo è raddoppiata nel 2020, superando il 60%, il che segnala un aumento dei rischi di liquidità. Questa evoluzione si accompagna all'aumento dei default obbligazionari nella Cina continentale, soprattutto nei settori delle costruzioni e dell'immobiliare.
Secondo quanto emerge dallo studio, un minor numero di imprese ha registrato ritardi di pagamento nel 2020: il 57% degli intervistati ha segnalato pagamenti in ritardo, in calo rispetto al 66% del 2019. La riduzione dei ritardi di pagamento riflette una forte risposta politica del governo per attenuare l'impatto della pandemia sull'attività delle imprese, con il ricorso ad agevolazioni fiscali, garanzie sui prestiti e sgravi sugli interessi sui prestiti.
Le imprese di 11 settori su 13 hanno registrato una riduzione dei ritardi di pagamento, nonostante il contesto difficile. Tra questi, legno, farmaceutica, trasporti e ICT hanno registrato i cali maggiori, mentre il commercio al dettaglio è rimasto invariato e l'edilizia ha registrato un aumento dei ritardi di pagamento.
Le difficoltà finanziarie dei clienti sono la causa principale dei ritardi di pagamento. La mancanza di risorse finanziarie è la seconda motivazione più comune - dopo la forte concorrenza – e suggerisce la possibilità che alcune nicchie dell'economia non abbiano accesso alle misure di sostegno del governo.
Con la Cina unica fra le principali economie a registrare un pil in crescita nel 2020, e i recenti dati economici che mostrano una costante espansione nel 1° trimestre 2021, le imprese sono generalmente ottimiste sulle condizioni economiche, secondo l’indagine. Oltre il 70% degli intervistati si aspetta un miglioramento della crescita nel 2021, in netto aumento rispetto al 44% del 2020.
Questo ottimismo è accompagnato da una maggiore quota di imprese che prevedono un aumento delle vendite e della liquidità nei successivi 12 mesi. Dunque, la maggioranza degli intervistati (62%) si aspetta che il proprio business torni ai livelli pre-COVID-19 in meno di un anno, mentre quasi un quarto quantifica tale periodo tra uno e due anni. L'aumento dei prezzi è l'impatto più comune citato dagli intervistati, quasi due terzi dei quali hanno dichiarato che la pandemia ha portato a un aumento dei prezzi delle materie prime, poiché le misure di tutela sanitaria pubblica dei governi hanno ostacolato le catene di approvvigionamento globale.
Nonostante la pandemia, il 47% degli intervistati ha ammesso di non avere utilizzato alcun strumento di gestione del credito per mitigare i rischi di liquidità nel 2020, contro il 40% nel 2019. Allo stesso tempo, una percentuale maggiore ha fatto ricorso a più di uno strumento di gestione del credito. La quota di imprese che utilizzano l'assicurazione dei crediti è aumentata dal 17% nel 2019 al 27% nel 2020, mentre quelle che utilizzano i report informativi erano il 31% nel 2020, in aumento significativo dal 19%. Anche il factoring e il recupero crediti hanno visto un aumento rispetto all'anno precedente, raggiungendo rispettivamente il 10% e il 13%. (riproduzione riservata)