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Azienda Energetico

Cina, il mercato dei veicoli elettrici quintuplicherà entro il 2025

Secondo Robeco la decisione di Pechino diventare un Paese neutrale sul carbonio entro il 2060 rappresenta il maggior impegno economico mai visto, 15mila miliardi di dollari. La Cina è il maggior produttore mondiale di CO2 (Usa al 15%). I settori vincenti


13/08/2021 13:58

di Elena Dal Maso - Class Editori

Cina

Dopo la pubblicazione del sesto e drammatico report dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), una task force composta da 2000 scienziati istituita dalle Nazioni Unite per valutare l'evolversi del clima, Robeco fa il punto della situazione sulla Cina, il maggior produttore di CO2 al mondo.

La ricerca dell'IPCC spiega che siamo troppo vicini al punto di non ritorno a causa dell'inquinamento ambientale. Il riscaldamento ha, infatti, già raggiunto 1,1 gradi (rispetto all'obiettivo di rimanere al di sotto di 1,5 gradi) e tutti i percorsi ragionevoli ora probabilmente ci porteranno oltre 1,5 gradi nei prossimi 20 anni. A inizio novembre prenderà il via un appuntamento molto atteso, Cop26, la 26° conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

Jie Lu, Head of Investments China di Robeco, ricorda che la Cina si è impegnata ad arrivare alla neutralità del carbonio entro il 2060 e questo "rappresenta probabilmente il più importante impegno relativo al clima preso da qualsiasi Paese finora".  Pechino, infatti, "è di gran lunga il più grande emittente di CO2 nel mondo: rappresenta quasi il 30% delle emissioni globali contro il 15% degli Stati Uniti o il 9% dell'Ue".

Quindi, spostare Pechino verso la neutralità del carbonio, "assicurando allo stesso tempo la prosperità economica entro i prossimi quattro decenni, richiede effettivamente sforzi enormi, e il coinvolgimento del settore pubblico e privato", spiega il gestore, secondo cui "quest'obiettivo non è solo una mossa tattica basata sugli accordi di Parigi, ma anche una mossa strategica per la Cina". Il concetto di economia a basse emissioni di carbonio "risuona promettente per l'élite del Partito e offre anche un riconoscimento internazionale e simbolico".

Oggi circa il 90% delle emissioni di CO2 proviene dalla produzione di elettricità e calore, dalle industrie e dai trasporti, dove la produzione di elettricità e calore ne rappresenta la metà. BCG (Boston Consulting Group) ha stimato che per raggiungere nel 2050 l'obiettivo di 1,5 °C, saranno necessari 15 mila miliardi di dollari, circa il 2% del Pil accumulato dalla Cina in quel periodo. "Il cambiamento richiederà uno sforzo combinato in tre direzioni: in primo luogo uno spostamento nel mix del Pil del Paese, dall'uso intensivo di carbone come nella produzione e nell'edilizia verso attività con un uso più leggero di carbone come i servizi", spiega Robeco. 

La quota dell'attività industriale nella generazione del pil è diminuita dal 46% nel 2006 al 40% negli ultimi anni, mentre i servizi nel 2018 rappresentavano il 52% del pil. Questi cambiamenti sono coerenti con quelli visti nelle economie più avanzate e probabilmente continueranno nei prossimi quattro decenni e date le emissioni di carbonio relativamente basse del settore dei servizi, la transizione contribuirà automaticamente a ridurre le emissioni di carbonio.

L'intensità di carbonio della Cina è in costante diminuzione dalla metà degli anni 2000, ma rappresenta ancora più del 60% del mix energetico. "Nonostante i notevoli investimenti nell'idrogeno, nell'energia eolica e solare, la Cina rimane fortemente dipendente dai combustibili fossili, che rappresentano l'88% della fornitura totale di energia. L'ingegneria della neutralità del carbonio richiederà cambiamenti radicali nel mix energetico della Cina e l'aumento delle fonti energetiche decarbonizzate, comprese le rinnovabili come il solare e l'eolico", argomenta il gestore.

Secondo BCG, la quota di combustibili fossili dovrà scendere sotto il 25-30% entro il 2050 perché il Paese possa raggiungere l'obiettivo della neutralità del carbonio entro il 2060. A questo si aggiunga che la Cina ha bisogno di un piano di compensazione del carbonio attraverso la riforestazione e la cattura del carbonio "che giocheranno ruoli chiave perché, anche con le misure più radicali di riduzione delle emissioni, è improbabile raggiungere la decarbonizzazione senza iniziative di compensazione". 


Dati i cambiamenti, ci sono tre aree su cui concentrarsi. La prima è il tema delle energie rinnovabili. La Cina ha pianificato di aumentare la produzione di energia pulita nei prossimi decenni. Entro il 2030, la quota di combustibili non fossili, come le rinnovabili e l'energia nucleare, dovrebbe raggiungere il 30% del mix energetico, rispetto al precedente obiettivo del 20%, con un rapido incremento delle capacità eoliche e solari. Nel frattempo, il costo della tecnologia eolica e solare è diventato estremamente competitivo rispetto all'energia generata dal carbone, anche senza sovvenzioni. 

La seconda area è rappresentata dai veicoli elettrici, poiché ci si aspetta che siano uno dei maggiori vincitori della transizione. La Cina ha già il più grande mercato EV, molto più grande di quello europeo e statunitense. Entro il 2025, i veicoli elettrici costituiranno il 20% del totale di auto nuove vendute in Cina, in aumento rispetto al recente 5%. "Il dominio cinese nei veicoli elettrici si espande al di là del settore principale delle autovetture, con la distribuzione globale totale di e-bus e veicoli a due ruote che rappresentano il 95% del mercato degli e-bus, con molte città cinesi con flotte di autobus completamente o quasi completamente elettrificate", calcola Robeco.

Infine, l'aggiornamento della rete elettrica e le tecnologie di stoccaggio dell'energia, così come l'industria dell'idrogeno rappresenteranno una parte significativa degli investimenti necessari per la transizione. Da questo punto di vista, le tecnologie complementari come le batterie e l'idrogeno giocheranno ruoli chiave. La Cina è già il leader mondiale nella produzione e fabbricazione di batterie, rappresentando il 70% della capacità mondiale, seguita dagli Stati Uniti al 13% e dalla Corea del Sud al 7%.

La Cina ha anche ambizioni per l'idrogeno, è già il più maggiore mercato di autobus e camion a celle a combustibile nel mondo. Robeco stima che Pechino avrà un milione di veicoli a celle a combustibile a idrogeno sulla strada entro il 2030 e l'idrogeno rappresenterà fino al 10% nel mix energetico totale. (riproduzione riservata)


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