I proprietari di McDonald’s China, ossia il fondo di private equity Carlyle e Citic, il China international trust and investment company, stanno cercando di vendere la loro partecipazione nella società che gestisce la maggior parte dei negozi nel paese. Carlyle attualmente possiede il 28% del business dei ristoranti McDonald’s in Cina e Hong Kong, mentre Trustar, il veicolo attraverso cui Citic ha fatto l'investimento, ne possiede il 42%.
Citic Ltd., inoltre, possiede il 10% e McDonald’s possiede il restante 20%. Sia Carlyle che Trustar stanno cercando di raccogliere 4 miliardi di dollari, anche se l'intera McDonald’s Cina vale fino a 10 miliardi, compresi i debiti. Quattro miliardi, comuque, sarebbero un enorme aumento rispetto ai 2 miliardi di dollari che il business è stato valutato quando la partnership strategica è stata costituita nel 2017.
Cosa è successo è presto detto. Quando, nel 2017, Carlyle Group, Citic Ltd. e Citic Capital Holdings hanno deciso di acquistare e gestire la massiccia rete di ristoranti McDonald’s Corp.’s in Cina e Hong Kong, nutrivano grandi speranze di incrementare la presenza dei Golden Arches in uno dei mercati di consumo in più rapida crescita al mondo.
All'epoca, nel 2017, la partnership rappresentava uno dei più grandi affari di Carlyle in Cina: in quel periodo gli Stati Uniti del private equity avevano "grande fiducia nella forza del consumatore cinese", come disse all'epoca X.D. Yang, l'ad di Carlyle Asia.
Da parte sua, quello che cinque anni fa era il ceo di McDonald's, ossia Steve Easterbrook, rimarcò che la Cina sarebbe presto diventato “il più grande mercato della società al di fuori degli Stati Uniti”. Ora, cinque anni dopo, la partnership non è più così solida e così i due giganti finanziari cercano di vendere le loro partecipazioni.
Il mercato si è raffreddato dopo tre anni di severe restrizioni covid. L'uscita dal business, probabilmente, riflette anche la difficoltà che i fondi cinesi in dollari devono affrontare quando escono dai loro investimenti nell'attuale debole mercato, così come le difficoltà create da accresciute tensioni geopolitiche. E così emerge che Carlyle e Trustar Capital, affiliata di private equity di Citic Capital, stanno creando un nuovo veicolo per eseguire la loro uscita parziale dal colosso food, nel più tipico stile del "fondi di prosecuzione" (continuation fund) diventato un modo popolare per gli investitori di incassare alcune o tutte le loro partecipazioni mentre i mercati globali si raffreddano.
La necessità si è fatta talmente impellente che la Singapore GIC Pte e il fondo sovrano Abu Dhabi Mubadala Investment sono stati avvicinati per testare se vogliono diventare potenziali nuovi investitori. La mossa di Carlyle e Citic, dicono gli analisti, potrebbe essere dettata anche da un altro fattore: la "battaglia" di McDonalds con Yum China, la più grande azienda cinese di fast food, che gestisce i marchi KFC e Pizza Hut nel Paese. Kfc è di gran lunga la più grande catena di fast-food della Cina con il 4,9% del mercato, quasi il doppio del 2,7% per McDonald’s.
Yum Cina ha in proprietà 12.947 ristoranti in tutta la Cina, di cui 9.094 sono KFC: e ha piani di espansione importanti per aggiungere fino a 1.300 nuovi negozi quest'anno. Nel medio termine l'azienda punta ad arrivare a 20.000 negozi. Il confronto con McDonald’s vede quest'ultima decisamente indietro, visto che il fast food Usa mira a raddoppiare il suo attuale numero di negozi in Cina portandoli a 10.000. Tra i sostenitori, inoltre, Yum vanta giganti della finanza del calibro di Invesco e BlackRock, entrambi gli stakeholder della società.
In tutto questo, c'è una minaccia immediata che vale sia per McDonald’s che per Yum China: la ripresa economica della Cina. Gli indicatori relativi ai consumi, agli investimenti e alle esportazioni hanno evidenziato un quadro cupo negli ultimi mesi. Allo stesso tempo, il tasso di disoccupazione per i giovani, che sono in genere i più grandi clienti fast food, è atualmente al 20% ma, dicono gli analisti, non può che peggiorare. (riproduzione riservata)