MENU
Azienda Finanza

PowerChina abbandona Geodata, la controllata italiana di Torino

All'improvviso i 400 dipendenti della società controllata all'80% dal colosso statale cinese hanno ricevuto via mail la comunicazione che la proprietà interrompe l'attività. I soci di minoranza italiani, tra cui il fondatore Piergiorgio Grasso, hanno in corso trattative per salvare l'attività che potrebbe molto beneficiare dal Pnrr


20/05/2022 18:23

di Elena Dal Maso - Class Editori

settimanale
Piergiorgio Grasso, presidente di Geodata ed ex proprietario

Una decina di giorni fa i 400 dipendenti di Geodata, la società di Torino che si occupa dal 1984 di progettare opere in sotterraneo in 25 Paesi del mondo, hanno ricevuto una mail dalla proprietà, con la quale il socio di maggioranza (ha l'80%), il colosso statale cinese PowerChina (il gruppo controlla circa 780 società), ha comunicato che intende ritirarsi e chiudere le attività, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza da fonti a conoscenza dei fatti. L'invasione della Russia in Ucraina lo scorso 24 febbraio ha modificato gli assetti geopolitici e ora la Cina, che affianca Mosca, sta rivedendo le proprie partecipazioni all'estero.

Geodata è stata fondata da Piergiorgio Grasso che ora, assieme a un gruppo di manager italiani, detiene il restante 20%. Il mittente della mail è il board guidato da Huan Gang che raggruppa le cariche di amministratore delegato e presidente. La decisione pare non sia stata documentata, non se ne sarebbe parlato in consiglio di amministrazione, né in assemblea soci.

L'ingegner Grasso ha ceduto la gestione dell'impresa nel 2017 ai cinesi avendo all'epoca bisogno di un socio industriale e finanziario dal momento che la società stava soffrendo la crisi del mercato delle costruzioni. A distanza di cinque anni, i cinesi pare non abbiano messo a punto il piano industriale, hanno invece investito denaro come finanziamento soci. Geodata, il cui giro d'affari prima del Covid aveva sfiorato 50 milioni di euro, con un ebitda margin del 5%, ha chiuso il 2021 con un ebitda attorno allo zero e 26 milioni di ricavi, mentre nei soli primi tre mesi del 2022 ha registrato 8 milioni di entrate con un portafoglio ordini di 50 milioni e altrettanti progetti vinti in attesa di essere definiti nel dettaglio con contratti attuativi.

La società sarebbe quindi in grado di farcela. Negli ultimi 10 mesi non risulterebbero perdite sull'esercizio ordinario, avendo messo a punto un leggero miglioramento della marginalità, mentre i flussi di cassa sono in equilibrio. Quanto ai debiti, quelli più importanti, per circa trenta milioni, sono legati a prestiti effettuati dal socio di maggioranza. A questi va aggiunta una decina di milioni di debiti nei confronti dell'Erario, delle banche e dei fornitori, non rispetto ai dipendenti.

Ora Grasso e i soci italiani pare abbiano trovato diversi potenziali acquirenti, fra cui un fondo con sede a Londra e un gruppo tedesco del settore, che vorrebbero subentrare ai cinesi. Un fatto comunicato a PowerChina, che per ora non ha risposto. Le condizioni proposte ai soci cinesi da parte del fondo sarebbero di rilevare Geodata al prezzo di 1 euro, cancellando i 30 milioni di debito. PowerChina ha chiesto nel frattempo di vedere il piano industriale e finanziario per rilanciare la società, di cui per ora si sa che mirerebbe a realizzare una marginalità di 2,5-3 milioni. (riproduzione riservata)


Chiudi finestra
Accedi