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Per battere il Covid serve il 5G. La ricetta di Huawei

Parla il cyber security manager della multinazionale. La Cina ha contenuto gli effetti del virus anche grazie alla tecnologia. In Italia le reti hanno retto, ma adesso occorre un’accelerazione. Il 5G ha aiutato con i veicoli a guida remota per il trasporto di cibo e bevande negli ospedali e ancora di più in ambito clinico.


28/04/2020 09:51

di Manuel Follis - Class Editori

Huawei
Giuseppe Pignari, cyber security officer di Huawei Itali

Le reti tlc hanno retto, ma la pandemia ha reso evidente come tecnologia e digitalizzazione siano aspetti fondamentali per lo sviluppo di un Paese. Giuseppe Pignari, cyber security officer di Huawei Italia, parla con MF-Milano Finanza dell’impatto che ha avuto il Covid-19 sul business dell’azienda, che non ha subito contraccolpi economici. «Il 5G adesso sarà visto sotto una luce diversa», spiega Pignari.

Domanda. In che senso?
Risposta. Partiamo dai dati. Abbiamo assistito a un impatto sulle reti tlc che non si era mai visto prima. C’è stata una crescita di traffico incredibile. Ma le reti tendenzialmente hanno resistito.

D. Il picco era stato in qualche modo previsto?
R. No, è che le reti erano state costruite già prevedendo margini di sicurezza. La pandemia però ha messo bene in evidenza come le tlc siano diventate uno strumento fondamentale per il Paese. E questo porta alle riflessioni sul 5G. Se questa tecnologia fosse stata già utilizzata in maniera estesa, avrebbe aiutato. Adesso è chiaro che faccia parte degli investimenti strategici per il futuro. Il 4G non ce la fa più.

D. Come avrebbe aiutato?
R. In Italia siamo partiti, ma il 5G è ancora indietro. In Cina è stata una componente decisiva. Non ci sono solo state le restrizioni alla mobilità decise dalla politica. Il 5G ha aiutato con i veicoli a guida remota per il trasporto di cibo e bevande negli ospedali e ancora di più in ambito clinico.

D. In che modo?
R. Sono stati creati ambienti collaborativi tra medici in cui condividere le tomografie ad altissima definizione. Oppure l’utilizzo dell’intelligenza artificiale ha permesso pre-screening senza ricorrere ai medici. Sono esperienze che abbiamo esportato anche in Italia.

D. Come?
R. Stiamo collaborando con l’ospedale Cotugno di Napoli. Poco tempo fa abbiamo organizzato assieme a Retelit una videoconferenza nella quale gli specialisti italiani si sono scambiati esperienze sulle terapie con medici dell’università di Shanghai.

D. Quindi ora si aspetta un’accelerazione del 5G?
R. Sì. Il punto sarà se le aziende colpite dal virus avranno la possibilità di fare investimenti. Ci aspettavamo che il 2020 sarebbe stato decisivo.

D. Si pensa che alcune società tlc uniranno le forze per far fronte agli investimenti.
R. Sì, mi aspetto un consolidamento. L’operazione che Tim e Vodafone hanno fatto con Inwit va in questa direzione.

D. La vostra attività ha subito ripercussioni da Covid?
R. L’impatto non si è sentito. La considerazione che facevo sulle reti che hanno retto deriva anche dal fatto che le società hanno continuato la loro espansione. Anzi, abbiamo assistito persino a un’accelerazione.

D. Quindi nessun impatto per il futuro?
R. Direi di no, Lo sviluppo delle attività in Italia era già ben delineato e confermiamo investimenti per 3 miliardi nei prossimi tre anni. Credo che la consapevolezza portata dal virus renderà il futuro ancora più digitalizzato e tecnologico.

D. L’espansione si accompagna però alla legittima preoccupazione per sicurezza e privacy?
R. Il tema è vasto e complesso e comprende anche tematiche regolatorie oltre a quelle tecnologiche. Noi da oltre dieci anni abbiamo reso la cyber security un principio imprescindibile del nostro business e su questo fronte abbiamo anche investito molto in ricerca e sviluppo. Credo che il mix tra collaborazione internazionale, standard rigorosi, rispetto delle regole e grandi investimenti offra una ragionevole garanzia di tutela e sicurezza. (riproduzione riservata)


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