«Per noi la Cina è qualcosa di molto importante». Brunello Cucinelli comincia così a raccontare la sua nuova avventura a Shanghai, dove ha programmato una due giorni di incontri, «eventi artigianali come li chiamiamo, da 100 a 200 persone per poter dialogare». Un appuntamento dal nome che richiama subito un legame importante, A journey of beauty from Solomeo to Shanghai.
A partire dalla serata nell’affascinante zona di Zang Yuan, dalla mano estetica che è stata conservata e restaurata. E in questo quartiere di fine ‘800 nel distretto di Jingan, noto per lo stile architettonico Shikumen, il brand ha accolto i suoi ospiti a una cena di gala che ha visto la presenza dell’ambasciatore Italiano in Cina, Massimo Ambrosetti e del console generale d’Italia, Tiziana D’angelo.
Davanti a un parterre che ha visto la partecipazione di celebrity asiatiche, come l’attrice Zhang Ziyi, nota in occidente per il suo ruolo nel celebre film Memorie di una geisha o Liu Tao, legata al brand da anni di amicizia fino alla sciatrice free styler, vincitrice di innumerevoli medaglie olimpiche, la sinoamericana Eileen Gu, che è stata anche una delle protagoniste tra modelli e modelle che hanno presentato la collezione s-s 2025 con una passeggiata tra gli ospiti e un tableau vivant finale seguito da una mostra allestita per raccontare i valori del brand.
«La Cina sta andando verso un nuovo equilibrio. Sono passati da 1 trilione di dollari di pil nel 2000 a 18 trilioni. Anche se ora cresce un po’ meno, lo fa su volumi molto grandi… sarà il nostro benessere per i prossimi 50 anni», ha risposto lo stesso Brunello Cucinelli a chi gli domandava della crisi cinese e sul suo impatto sui consumi del lusso. Un legame con l’Italia e una fiducia ribaditi anche durante l’incontro Heritage reimagined-Reimmaginare il patrimonio. Dialogo tra Solomeo e Shanghai.
L’incontro è stato organizzato dalla Tongyii university, nota in particolare per la facoltà di architettura e il dipartimento dedicato all’urbanizzazione davanti a circa 200 invitati. Mentre solo ieri, ricevendo un premio a New York, ha annunciato: «Faremo un documentario con Giuseppe Tornatore (vincitore del premio Oscar, ndr)». Uscirà nella seconda metà del 2025.
Domanda: Quanto è importante la Cina per il gruppo?
Risposta: Il Paese genera il 13% del nostro fatturato, quasi la metà del 27% che proviene dall’Asia. E il nostro cachemire arriva dalla Cina e quindi di questa materia prima il 90% è cinese e il 10% mongolo.
D. Lei viene in questo Paese da decenni. Lo vede cambiato?
R. Io conosco questo Paese dal 1989, quando sono venuto per la prima volta a comprare cashmere. Ho visto grandi cambiamenti. Qui in Cina il mio grande maestro Confucio dice: «Io nulla creo, tramando». Questa idea di essere custodi per me non è cambiata nel tempo... e vorrei essere un bravo custode.
D. E cosa pensa della crisi di questo mercato?
R. In realtà sono molto positivo. Vengo almeno una volta l’anno. Qui e in Mongolia… l’ultima volta sono finito nella tempesta di sabbia più importante degli ultimi 50 anni… Questo Paese nel 2000 aveva un pil di 1 trilione. Ha avuto crescite double digit per anni… Se ora cresce un po meno, partendo però da volumi di 18 trilioni… credo che resterà comunque la fonte principale del nostro benessere per i prossimi 50 anni.
D. È difficile vendere cashmere ai cinesi?
R. Come vendere il ghiaccio agli eschimesi...
D. Come sta cambiando la geografia mondiale del lusso?
R. Dal 2019 al 2023, quasi tutte le aziende del lusso hanno visto il loro valore in borsa crescere del doppio. Non capisco perché a volte si dica che il lusso è in difficoltà dopo un rally del genere. Anche in un anno con una crescita a 0, in questo contesto lo considero speciale.
D. Questa rincorsa alla crescita continua ha portato a degli errori in alcune aziende?
R. Nella nostra quotazione, gli advisor volevano crescessimo per tutto il primo triennio del 30%. Io proposi di crescere del 10%. Si può tenere una crescita sostenuta… ma è chiaro, lo puoi fare ma a lungo termine vince la crescita più sostenibile perché poi gli analisti e gli advisor se ne vanno da altre aziende e te rimani con qualcosa di molto forte ma ho sempre avuto paura e non ho mai voluto farlo.
D. Siete mai stati corteggiati da qualche gruppo?
R. Incontriamo spesso altre persone, mi fa piacere… Con la mia famiglia ho fatto un trust per cui l’impresa non si eredita, anche se ho già a lavorare due figlie con i rispettivi mariti. I pensieri sul direttore creativo li ho perché ho 71 anni (sorride. È uno dei ruoli che ricopre nella maison, ndr) lavoro meno ore al giorno, ma per ora mi piace che le cose siano così.
D. Che futuro vede oggi per il Made in Italy?
R. Alcuni imprenditori italiani hanno paura del cambio generazionale, altri vogliono essere aperti o sono stanchi. Io ho sempre pensato che l’impresa non si eredita. Siamo manifatturieri veri, i più grandi al mondo anche per i nostri stimati francesi.
D. E il futuro di Brunello Cucinelli?
R. Ah il futuro personale di Brunello Cucinelli non lo so, perché io vivo come mi ha insegnato Marco Aurelio: «Vivi ogni giorno come fosse l’ultimo della vita». (riproduzione riservata)