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Vietnam, non solo libero scambio. C'è anche il trattato sugli investimenti

Hanoi avrà cinque anni per rivedere il proprio sistema legale. Previsto un tribunale ad hoc. Parla l'avvocato D'Andrea. Il made in Italy può fare leva su luxury, macchinari per la lavorazione della pelle e per i calzaturifici, arredamento, automotive


24/06/2020 13:44

di Mauro Romano - Class Editori

Vietnam
Carlo Diego D'Andrea

Non c'è soltanto la recente ratifica dell'accordo commerciale con l'Unione europea a poter rendere più vivaci i rapporti economici tra l'Europa a 27 e il Vietnam “Ha avuto meno risonanza, ma non dobbiamo dimenticare che Bruxelles e Hanoi hanno raggiunto anche un accordo per la protezione degli investimenti”, ricorda  a colloquio con classxhsilkroad.it l'avvocato Carlo Diego D'Andrea, fondatore e managing partner dello studio legale D'Andrea & Partners e vicepresidente della Camera di commercio dell'Unione europea in Cina. Lo studio conta due sedi nella Repubblica socialista, una nella capitale Hanoi e una a Ho Chi Minh City.

“Il Vietnam ha ora cinque anni di tempo per adeguare la propria legislazione. Sarà garantita la protezione degli investimenti stranieri nel Paese e costituito un tribunale ad hoc”. Quanto all'accordo di libero scambio sarà invece operativo dal prossimo 1 agosto. Secondo le elaborazioni di Confindustria, Eu-Vietnam Free Trade Agreement potrebbe far crescere l’interscambio euro-vietnamita di 23 miliardi entro il 2035.

Entro 10 anni il 99% delle linee tariffarie sugli scambi tra il vecchio continente e Hanoi sarà eliminato, mentre  oggi il dazio medio applicato al mix di categorie merceologiche provenienti dall’Italia è del 7,2%. Nel 2018 l’Italia ha esportato in Vietnam beni per 1,3 miliardi di euro, valore in crescita del +11,1% rispetto al 2017. Ciò ne ha fatto la terza destinazione per importanza fra i Paesi ASEAN (dopo Singapore e Thailandia e davanti all’Indonesia), e la 24° al di fuori dalla Ue. Impegni sono inoltre stati assunti in tema di riconoscimento delle indicazioni geografiche europee (di cui 38 italiane) e in materia di appalti pubblici, che permetteranno alle imprese europee di accedere al mercato locale a condizioni finora mai riservate a nessun altro Paese terzo.

“Anche per effetto del possibile decoupling tra Cina e Stati Uniti gli amministratori delegati delle aziende europee guardano con maggiore attenzione al Vietnam. Questo non vuol dire un abbandono della Cina, dove l'intenzione è quella di restare. Occorre tuttavia guardare anche ad altre vie per la catena delle forniture. Nel mezzo dell'emergenza sanitaria il governo vietnamita ha dato prova di efficienza, con circa 200 contagi, stando ai numeri ufficiali. Stiamo parlando di un mercato da 90 milioni di abitanti, che cresce al ritmo del 7%, con l'India l'unico ad avere un tasso di espansione della propria economia superiore a quello cinese.

 

Su quali regioni puntare?

Il Paese è fondamentalmente diviso in tre aree. Nel nord troviamo i grandi complessi industriali, molti dei quali giapponesi e coreani. Recentemente Samsung ha investito 4 miliardi nelle vicinanze di Hanoi, il più grande investimento fuori dalla Corea del Sud. Di fatto l'area è dedicata al digitale e all'industria. Il centro, con Da Nang, è la base turistica del Paese. Qui sono concentrate le attività di real estate e dei servizi It. Infine il Sud, con Ho Chi Minh è il centro commerciale e dei servizi. Ed è qui che si riscontra una predominanza di investimenti nella chimica e nel tessile.

 

Quali opportunità si aprono per il Made in Italy e come l'Italia può inserirsi in questo processo?

L'Italia sta rinnovando i rapporti con Hanoi. Ci sono state due visite nel Paese da parte dei presidenti del Consiglio, prima Matteo Renzi e più di recente Giuseppe Conte. Contiamo una presenza nel Paese rappresentata da aziende come Marposs, attiva nella metrologia industriale, Datalogic, Fincantieri, Bonfiglioli, Piaggio, Maserati. Sicuramente tutto ciò che è luxury ha una sua attrattiva, ma anche i macchinari per la lavorazione della pelle e per i calzaturifici, l'arredamento, con poltrone Frau che va alla grande, la meccanica. I vietnamiti possono inoltre contare su un proprio marchio dell'automotive e questo è un altro filone sul quale il Made in Italy può dire la propria.


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