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Industria

Vw cede a Saic le attività in Cina nella regione dello Xinjiang

Contemporaneamente il gruppo tedesco ha annunciato di avere esteso fino al 2040 la jv con il costruttore cinese di cui è socio storico. Lo Xinijang è al centro di controversie internazionali per accuse di gravi violazioni dei diritti umani, inclusi il lavoro forzato e la repressione delle minoranze etniche


27/11/2024 17:47

di Andrea Boeris - Class Editori

settimanale
Ralf Brandstätter, membro del cda Volkswagen per la Cina

Volkswagen ha annunciato la vendita delle sue attività nella regione cinese dello Xinjiang al suo storico partner cinese Saic, con cui ha firmato un accordo per estendere la collaborazione fino al 2040.

Lo Xinijang è al centro di controversie internazionali per accuse di gravi violazioni dei diritti umani, inclusi il lavoro forzato e la repressione delle minoranze etniche. La decisione di Vw riguarda la cessione della fabbrica situata nella capitale della regione, Urumqi, e della pista di prova di Turpan a una società cinese, come confermato da un portavoce dell’azienda. Volkswagen ha motivato l’operazione citando «ragioni economiche» e un «riallineamento strategico» delle proprie attività.

«Le fondamenta del nostro successo in Cina risiedono in partnership forti e di fiducia. Il miglior esempio di tale partnership è la nostra cooperazione a lungo termine e di successo con SAIC», ha dichiarato Ralf Brandstätter, membro del consiglio di amministrazione di Volkswagen AG per la Cina, che ha tenuto un discorso in collegamento video durante la cerimonia della firma.

Le due aziende stanno aprendo un nuovo capitolo insieme, poiché l'estensione dell'accordo di joint-venture è un'importante pietra miliare nella strategia del gruppo "in Cina, per la Cina" e una chiara testimonianza del loro impegno costante nel Paese, secondo Brandstätter.

Con questa vendita, tutte le attività del gruppo nella regione passeranno sotto il controllo della Shanghai Motor Vehicle. La decisione segna un passo importante nel riposizionamento strategico di Volkswagen, che mira a ottimizzare la propria presenza in Cina concentrandosi su mercati e settori meno controversi.

Brandstätter ha anche sottolineato che, entro il 2030, SAIC Volkswagen prevede di lanciare 18 nuovi modelli di auto. Quindici di queste vetture saranno sviluppate esclusivamente per il mercato cinese. «La Cina è e rimarrà una pietra miliare della strategia globale del Volkswagen Group», ha concluso il manager tedesco.   

Lo Xinjiang, situato nel nord-ovest della Cina, ospita fornitori chiave per molte multinazionali, inclusi grandi marchi europei e americani. Tuttavia è anche al centro di accuse di repressione contro gli uiguri e altre minoranze musulmane, con diversi rapporti che denunciano il ricorso al lavoro forzato e la detenzione in campi di rieducazione. Lo stabilimento di Urumqi, aperto nel 2013, era già sotto i riflettori da anni, con Volkswagen che vi deteneva una partecipazione attraverso il partner locale Saic.

Anche la pista di prova di Turpan, costruita nel 2019, era stata oggetto di critiche: secondo un’inchiesta  del quotidiano tedesco Handelsblatt, il progetto potrebbe aver coinvolto pratiche di lavoro forzato. Volkswagen ha però dichiarato di non aver trovato prove concrete di violazioni dei diritti umani legate a Turpan, ma ha assicurato di aver condotto un’indagine approfondita sulla questione. (riproduzione riservata)


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