Di questi giorni, tre anni fa, si iniziava a parlare di un virus quasi sconosciuto che stava incubando in Cina. Qualche settimana dopo, per l’esattezza il 20 gennaio del 2020, esplodeva l’epidemia a Wuhan con la sua veloce trasformazione in pandemia e con tutto ciò che ne era conseguito successivamente.
Oggi, dopo tre anni, mentre nei Paesi occidentali si è cercato a fatica, attraverso la vaccinazione di massa ed i sistemi di controllo, di dare un senso di normalità alla vita sociale ed economica, in Cina con l’apertura indiscriminata ed inaspettata ci si è trovati di fronte ad una situazione eruttiva, abbastanza prevedibile che oggi porta da un lato ad una esponenziabilità elevata di contagi giornalieri, con difficoltà nei servizi ospedalieri e soprattutto nel reperimento di medicinali base, dall’altra ad un livello minimo di produzione a causa della falcidia di personale assente per Covid.
Se la tesi sostenuta a giusticazione di questo nuovo orientamento è stata quella di affermare in maniera circostanziata che la variante Omicron aveva di fatto perduto efficacia e quindi l’insorgenza eventuale della malattia non rivestiva altro che le caratteristiche dell’influenza, ci si è trovati in una realtà dove i semplici farmaci di contrasto per la febbre e i sintomi influenzali non erano a disposizione sugli scaffali delle farmacie. Anche attraverso le vendite online le scorte sono terminate in breve tempo; in aggiunta la forte percentuale di riders ammalati ha ridotto di molto le consegne a domicilio.
Questo corto circuito ha innescato una doppia reazione che non si esaurirà a breve: non dobbiamo dimenticare che proprio in queste settimane prima della fatidica data del 21 gennaio, inizio del Capodanno cinese, milioni di migranti, trattenuti almeno da due anni lontani dalle famiglie, con l’eliminazione dei vincoli di mobilità, siano pronti per la partenza verso le aree rurali, aree nelle quali le strutture sanitarie sono di per sè tradizionalmente deboli e la disponibilità di medicinali è sempre stata a rischio, indipendentemente dall’emergenza Covid.
A questo proposito il Ministero di Industry and Information Technology ha comunicato che la produzione di farmaci contenenti il principio attivo di ibuprofene e paracetamolo in risposta al Covid 19 è stata potenziata e con l’ampliamento della "White list" ovvero delle aziende autorizzate alla produzione per conto del Ministero (come era avvenuto nel 2020 per le mascherine), la produzione giornaliera dovrebbe raggiungere un quantitativo mediamente di 200 milioni di pillole. Le fabbriche sono programmate per lavorare 24 ore al giorno.
Inoltre il Governo centrale ha invitato gli ospedali rurali a creare più "Fever points" per curare le sintomatologie dello stato febbrile, richiamando personale in pensione o trasferendo personale medico e paramedico da altre strutture ospedaliere.
L’impatto sarà sicuramente immaginabile ma questa volta non è stato possibile vietare la mobilità vista la linea di condotta che è stata adottata.
A questo punto si accavallano le tesi e i desideri per il futuro: alcuni prevedono una immunità di gregge entro tre mesi ma per il numero di abitanti difficilmente la si potrà conseguire; altri sostengono che comunque in questo periodo la domanda di beni e servizi è debole ed il conseguente impatto non dovrebbe avere ripercussioni gravi.
Nel frattempo è stato fissato il 14° NPC (National People’s Congress) ovvero le due sessioni dell’Assemblea del Popolo per il 5 marzo. Le sessioni fanno seguito al Congresso tenutosi nell’ottobre scorso con il compito dell’approvazione delle cariche istituzionali, decise durante il Congresso, del Presidente con il terzo mandato e del Politburo ed anche l’approvazione del budget annuale e gli emendamenti alla legislazione.
Sono solo poco più di due mesi ma quello che accadrà è di difficile previsione. Oggi, a inizio 2023, i fatti comprovano una situazione sanitaria difficile ed in genere i quindici giorni prima dell’inizio delle festività erano concentrati sull’ultime spedizione aeree verso l’estero: non sembra di vivere le atmosfere degli anni precovid.
Certamente il biennio 2021-2022 con tutte le problematiche afferenti, inclusi i diversi lockdown, hanno portato in termini di traffici westbound risultati sorprendenti sia come merci movimentate che anche a livello tariffario: la ragione comunque di tale successo era rappresentata da una forte domanda.
Oggi non è più così e le condizioni sia domestiche della Cina sia del mercato mondiale non fanno certo sperare a breve in una nuova inversione a U.
Secondo il calendario astrologico cinese si entrerà nell’anno del coniglio che tradizionalmente è la rappresentazione di un animale pacifico e accomodante ma che può anche manifestare le proprie debolezze.
Rimane una certezza. Se vogliamo comparare il trend dei consumi con il momento del biennio sopracitato del revenge spending, certamente non esiste il medesimo desiderio in quanto oggi la prima certezza che si ricerca è la sicurezza sanitaria. (riproduzione riservata)
*presidente di Savino del Bene Shanghai Co. Vive e lavora a Shanghai da oltre 25 anni