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Politica

Nuovi allarmi sul fronte Covid, in Cina si torna a chiudere

A Shenzhen sono stati chiusi ancora una volta da lunedì due distretti industriali e due commerciali incluso il mercato all’ingrosso di prodotti elettronici. Yiwu, il maggior centro di produzione per i manufatti concernenti le festività natalizie, ha chiuso per dieci giorni ritardando pesantemente le consegne soprattutto sulla rotta transpacifica


31/08/2022 17:01

di Marco Leporati*

settimanale

Questo mese di agosto non è stato molto fortunato per la Cina, considerando la ciclicità delle insorgenze di casi di Covid. A partire dall’isola di Hainan, spingendosi poi a Yiwu e via fino a Xiamen, con la conclusione a Shenzhen, di nuovo toccata dalla sorte, Dalian ed infine Chengdu.

In particolare Sanya, unica meta possibile nell’isola di Hainan per il turismo balneare, era stata falcidiata dal Covid tanto da bloccare 180.000 turisti in un forzato lockdown, vietandone il rientro nella propria città per alcune settimane con conseguenze disastrose per coloro che dovevano ritornare al lavoro.

Il lockdown di Yiwu, il maggior centro di produzione per i manufatti concernenti le festività natalizie, ha comportato nei dieci giorni di durata ritardi per carichi già prenotati soprattutto sulla rotta transpacifica con l’ovvio risultato di ordini annullati o, se partiti successivamente, soggetti a ritardi nell’arrivo e nella distribuzione nei punti vendita.

A Shenzhen, città di 17 milioni di abitanti, dove erano già state imposte rigide misure nei mesi precedenti tanto da essere segnalata come modello di governance nella gestione del controllo del virus, sono stati chiusi ancora una volta da lunedì due distretti industriali con siti produttivi per Apple e Foxconn ed anche due distretti commerciali incluso il più importante e vasto per dimensioni mercato all’ingrosso di prodotti elettronici.

In questo frangente di eventi è stata però accertata nei casi recenti una nuova variante Omicron BF.15, presente per la prima volta in Cina, molto più facile a trasmettersi e più difficile da individuare come viene puntualmente confermato da una nota della società giapponese Nomura che prevede che “il mercato potrebbe essere colpito nelle prossime due settimane innescando un altro round di tagli previsionali da parte degli economisti”.

Shenzhen completa la lista di 31 province dove sono stati registrati casi emergenti ed è dell’ultima ora la notizia che anche a Guangzhou, non distante da Shenzhen, sono stati chiusi un paio di distretti e 1.600.000 abitanti sottoposti a test.

Le modalità e le implicazioni di lockdown per area o distretti sono ormai note e risapute: uffici chiusi, terminal di porti non operativi, attività di ristorazione e di vendita sospese ed infine test PCR o acido nucleico giornalieri.

Domani poi iniziano le scuole dopo mesi di inattività con regole draconiane per gli alunni sottoposti a test quotidiani i cui esiti devono essere inseriti in App specifiche ma diverse a seconda delle città. Questo calendario è già stato vanificato a Guangzhou ritardandone la riapertura.

Copione già visto, immutabile che insieme alle tre Moire della mitologia greca oggi trasformatesi in siccità, carenza energetica e disoccupazione giovanile stanno lanciando i loro strali su di un’economia dove la domanda di mercato è debole forse più per ragioni psicologiche che prettamente economiche.

Pare da un lato che questi provvedimenti stiano diventando la norma con la conseguenza di non dare più l’attenzione necessaria se non quella di attendere con rassegnazione nei giorni successivi gli accadimenti, per esempio, l’imminente Middle Autumn Festival, o Festa della Luna che cadrà il dieci di settembre ma che al momento non è sentita come nel passato a causa dei vincoli di mobilità esistenti e con regole stridenti cui sottoporsi. Infatti regolarmente vengono sconsigliati i viaggi interprovinciali e limitati eventi con raggruppamenti di persone.

In questa cornice non destano sorpresa i dati di NBS (National Bureau of Statistics) pubblicati oggi e concernenti il PMI (Purchaising Manufacturing Index) che vedono un leggero incremento dal 49 di luglio al 49,4 di agosto, peraltro non significativo, poichè le aspettative sono caratterizzate da una generale contrazione che viene confermata dal non manufacturing PMI che misura il sentiment nei servizi e nel settore delle costruzioni con una diminuzione al 52,6 dal 53,8 di luglio.

Un altro indicatore è rappresentato dai risultati dei profitti industriali dei primi sette mesi per aziende con fatturati a partire da 20 milioni di RMB (2,9 milioni di dollari) che sono calati dell’1,1% anno su anno e del 12%, rispetto al 2020.

L'impennata di traffico in aumento di autoveicoli immatricolati a Shanghai, siano essi convenzionali o EV con targa verde, si spiega per il fatto che le persone che utilizzavano la metropolitana oggi la evitano per le regole di accesso con test e, a costo di sopportare ore di coda, preferiscono la propria autovettura sfiancati dai test giornalieri per entrare nel luogo di lavoro.

Da statistiche di riferimento del traffico mensile in metropolitana si può notare che negli ultimi mesi del 2021 era superiore ai dieci milioni di passeggeri giornalieri; oggi, superando i dati minimali del periodo di lockdown, siamo a malapena intorno agli otto milioni: anche questo è un segnale da tenere in considerazione.

In questa precarietà attendista torna alla mente l’ermetismo del grande poeta Ungaretti con la poesia Soldati: “Si sta/come d’autunno/sugli alberi/le foglie”.

Ma l’implacabilità delle leggi economiche purtroppo è dissonante con le sensazioni psicologiche anche se poi l’aspetto psicologico del consumatore è causa di centri commerciali deserti, e, prossimi a chiudere, molti spazi di vendita come sta accadendo nelle città menzionate. (riproduzione riservata)

*presidente di Savino del Bene Shanghai Co. Vive e lavora a Shanghai da oltre 25 anni


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