Il Ministero delle Finanze cinese terrà un briefing con la stampa sabato, riaccendendo le aspettative sulla preparazione di nuovi provvedimenti fiscali per dare impulso all'economia. L'annuncio è arrivato dopo che la National Development and Reform Commission non è riuscita a soddisfare le aspettative del mercato su ulteriori misure fiscali, pesando sul sentiment dell'azionario in Cina e Hong Kong.
Il ministro delle Finanze cinese, Lan Foan, presiederà la conferenza stampa programmata per le 10 di sabato, ha confermato l'ufficio informazioni del Consiglio di Stato. Il ministro introdurrà misure per "intensificare l'adeguamento anticiclico della politica fiscale", si legge nell'avviso.
Il sentiment nei mercati azionari cinesi si è offuscato dopo che la National Development and Reform Commission ha offerto poche misure concrete per stimolare l'economia. I funzionari hanno ribadito l'impegno per l'obiettivo di crescita economica del 5% di quest'anno e hanno promesso di intensificare l'implementazione delle misure di sostegno annunciate in precedenza. Alcune banche d'investimento e istituti di ricerca avevano previsto che la Ndrc avrebbe potuto svelare trilioni di yuan di stimoli fiscali aggiuntivi, ma ciò non rientra nella giurisdizione del pianificatore statale.
Le riunioni politiche ad hoc del Ministero delle Finanze sono una potenziale finestra per annunci di stimoli fiscali. I pacchetti fiscali in Cina sono in genere progettati e annunciati dal Ministero delle Finanze e approvati dal Congresso nazionale del popolo piuttosto che dalla Ndrc, osservano gli analisti di CreditSights. "Pensiamo che sia troppo presto per escludere qualsiasi stimolo fiscale aggiuntivo, ma la portata potrebbe di nuovo essere inferiore alle aspettative del mercato", avvertono Zerlina Zeng e Karen Wu di CreditSights.
In attesa di conoscere quale sarà la consistenza di questi stimoli, la necessità di Pechino di rilanciare il mercato interno si fa di mese in mese più impellente a causa delle nubi che si stanno accumulando sui rappporti commerciali internazionali, che potrebbero rallentare in un futuro non lontano il trend di esportazioni del Dragone, tuttora solido pilastro di crescita.
Coface, l'agenzia francese di credito all'export, fa notare che la prospettiva del ritorno di Trump alla Casa Bianca minaccia di riaccendere una guerra commerciale su larga scala, in particolare con la Cina, con il rischio di dazi fino al 60% su tutti i beni importati dagli Usa. Allo stesso tempo, iniziative come l'Inflation Reduction Act e il Chips Act, introdotti dall'amministrazione Biden, mirano a rimpatriare le industrie strategiche per limitare la dipendenza degli Stati Uniti dalla Cina, pur mantenendo i dazi introdotti nel 2018.
La Cina, considerata un player chiave nelle filiere globali, sta assistendo a un rallentamento degli scambi con gli Stati Uniti, ha rilevato Coface, con un calo del 20% dei flussi commerciali mensili tra i due giganti rispetto al picco raggiunto nel 2021. Al di là delle sole relazioni sino-americane, il commercio tra blocchi geopolitici (il blocco allineato all'Occidente da un lato, i paesi che non hanno condannato l'invasione russa dell'Ucraina dall'altro) si sta riducendo in modo significativo, molto più nettamente del commercio "intra-blocco".
Il commercio mondiale, tuttavia, non sta crollando, ma si sta riorganizzando con l'ascesa dei "Paesi di collegamento", che fungono da catena di trasmissione tra le grandi potenze, come Vietnam e Messico che si trasformano in hub strategici, conquistando quote di mercato nelle catene di approvvigionamento sino-americane.
Questa adattabilità degli scambi commerciali mondiali si può vedere nell'evoluzione delle rotte. Le rotte storiche, come il Canale di Suez, vengono sostituite da percorsi alternativi meno interessati dai conflitti regionali, tra cui la "Belt and Road" cinese, che mira a collegare diverse città cinesi con le economie europee via ferrovia.
Queste rotte hanno visto un'esplosione del traffico in seguito agli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso, con un aumento dei volumi di trasporto merci su rotaia Cina-UE del 66% nella prima metà del 2024 dopo due anni di declino. «In questi anni stiamo assistendo a una fase di transizione per il commercio globale, finita l'era della globalizzazione. I disordini geopolitici che, soprattutto negli ultimi anni, hanno visto una recrudescenza, arrivando a coinvolgere aree sempre più vaste, comportano nuove frammentazioni e i flussi commerciali si stanno di conseguenza ricalibrando sulla base delle alleanze geopolitiche», ha commentato Pietro Vargiu, country manager Italia di Coface, spiegando che «in questo contesto, con lo svilupparsi di nuove rotte commerciali e un crescente protezionismo, che a seconda dell'esito delle elezioni americane potrebbe intensificarsi ulteriormente, perché il sistema globale così come lo conosciamo possa sopravvivere, sarà necessaria una forte capacità di adattamento». (riproduzione riservata)