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Politica

Peggiora in Cina il clima per gli affari, dicono le società europee

Lo rivela un sondaggio della Camera di commercio europea in Cina secondo cui il 68% degli intervistati, la percentuale più alta degli ultimi 20 anni, sostiene che gli affari nella Repubblica popolare sono diventati più difficili. Il rallentamento economico della Cina viene additato come una delle tre principali sfide aziendali


10/05/2024 13:00

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

settimanale
Jens Eskelund, presidente della Camera di commercio europea in Cina

Le prospettive di business in Cina per le imprese europee sono peggiorata nell'ultimo periodo, segnala il sondaggio periodico - Business Confidence Survey 2024 - condotto dalla Camera di commercio dell'Unione europea nella Repubblica popolare, condotto in collaborazione con Roland Berger. Nonostante la riapertura dei confini cinesi dall'inizio del 2023, la fiducia delle imprese nel mercato cinese continua a mostrare una tendenza al ribasso.

A pesare in particolare sulle prospettive delle aziende europee in Cina è un contesto di incertezza economica aggravato dalle tensioni geopolitiche. Invece di beneficiare della forte ripresa economica che molti si aspettavano, le aziende europee che operano in Cina si sono trovate ad affrontare una maggiore incertezza. I problemi strutturali della Cina, tra cui la domanda fiacca, la crescente sovraccapacità e le continue sfide nel settore immobiliare, insieme all`accesso al mercato e alle barriere normative, hanno continuato ad avere un impatto negativo sull'andamento del business.

Tuttavia c'è un dato positivo, il notevole aumento della percentuale di intervistati che segnalano l'apertura del mercato nel loro settore (45%, +9 punti percentuali su base annua). Ma il 68% degli intervistati ha riferito che gli affari sono diventati più difficili, e si tratta della percentuale più alta mai registrata nel sondaggio a questa domanda.

Il 55% degli intervistati ha classificato il rallentamento economico della Cina come una delle tre principali sfide aziendali, con un aumento di 19 punti percentuali su base annua (a/a); il 58% ha perso opportunità commerciali a causa dell'accesso al mercato o di ostacoli normativi; il 44% è pessimista sulla redditività dei prossimi due anni, il livello più alto mai registrato; e la percentuale di intervistati positivi riguardo alle proprie prospettive di crescita è scesa di ben 23 punti percentuali su base annua.

Le strategie che le aziende stanno adottando per adattarsi al contesto sono negative per la crescita. Il 52% degli intervistati prevede di tagliare i costi, il 26% lo fa riducendo l`organico. Il 13% ha già spostato, o ha deciso di spostare, gli investimenti esistenti fuori dalla Cina (sebbene il 21% abbia indicato che trasferirà una parte maggiore della propria catena di approvvigionamento). Solo il 42% sta valutando la possibilità di espandere le proprie attività in Cina nel 2024, il livello più basso mai registrato.

«Ci sono segnali preoccupanti che alcune aziende europee stiano isolando le loro operazioni o ridimensionando le loro ambizioni in Cina poiché le sfide che devono affrontare iniziano a superare i vantaggi di essere qui», ha affermato Jens Eskelund, presidente della Camera di commercio dell`Unione europea in Cina. «Mentre il governo cinese segnala spesso la sua intenzione di migliorare il contesto imprenditoriale, ora abbiamo bisogno di vedere azioni concrete per ripristinare la fiducia degli investitori».

Fondata nel 2000,la Camera, che conta 1700 imprese associate, è guidata da un comitato esecutivo di cui fanno parte anche l'avvocato Carlo D'Andrea e l'architetto Massimo Bagnasco di Progetto Cmr in rappresentanza delle rispettive società, mentre Gianni de Giovanni, presidente di Eni China, rappresenta l'Italia. (riproduzione riservata)


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