Per il secondo giorno consecutivo, la banca centrale cinese ha fissato il punto medio dello yuan oltre quota 7 contro il dollaro a 7,0136, un livello più forte delle attese degli analisti. Questa forma di cautela da parte di Pechino rispetto ai mercati indica che la Cina non sta dando il via a una guerra valutaria, infatti più lo yuan si svaluta, più si rinforzano euro e yen, e Pechino non intende perdere altri due partner economici di rilievo con Ue e Giappone dopo la guerra commerciale in atto con la Cina, come ha rilevato Houze Song, ricercatore di MacroPolo, il think tank dell'istituto Paulson di Chicago,
Con il fixing odierno ancora oltre 7 della valuta cinese, in Asia l'euro sale dello 0,16% a 1,1197, si rinforza anche lo yen dello 0,12% a 105,95, sostenuto anche dai buoni dati economici del Giappone, la sterlina resta depressa a 1,2143. I mercati del Fareast tornano a comprare bond, con il decennale Usa che vede lo yield passare dall'1,72% all'1,7% e il decennale giapponese che oggi sfonda il -0,2% a -0,209%.
Sul fronte dei dati macro, l'inflazione al consumo, in Cina, ha toccato i massimi degli ultimi 17 mesi, con l'indice dei prezzi in aumento del 2,8% su base annua a luglio. Il Wall Street Journal aveva stimato un aumento del 2,7%. I prezzi dei prodotti alimentari, tuttavia, sono cresciuti del 9,1% anno su anno spinti dallo scoppio della peste suina.
L'indice dei prezzi alla produzione (PPI) ha registrato un -0,3% rispetto all'anno precedente sempre a luglio. Il dato si confronta con la crescita pari a zero osservata a giugno e un calo dello 0,1% previsto dagli analisti in un sondaggio Reuters. È stata la prima contrazione su base annuale dall'agosto 2016, con l'indice in calo sequenziale negli ultimi due mesi.
"La domanda debole ha iniziato a incidere sulle aspettative dal lato della produzione", ha scritto l'analista Zou Qiang di Everbright Pramerica Fund Management. Zou prevede che la contrazione dei prezzi peggiorerà nei prossimi mesi per la stretta normativa nel settore immobiliare, perché Pechino cerca di limitare i rischi di una bolla del debito causata dall'aumento dei prezzi delle case.
In borsa, l'Asia chiude la settimana soggetta a forte volatilità. Alle ore 7:30 italiane il Nikkei saliva dello 0,6%, mentre Hong Kong stava cercando la parità e Shanghai recuperava le perdite di inizio sessione toccando -0,27%. L'oro rialza la testa dello 0,5% portandosi vicino ai massimi di mercoledì di 1.520 dollari l'oncia a 1.517,1, mentre il petrolio Wti americano trova stabilità a 52,53 dollari il barile dopo che si è mossa l'Opec anticipando eventuali tagli nella produzione per fermare il calo dei prezzi.
Intanto la sterlina ha toccato brevemente in Asia il punto minimo da due anni contro l'euro dopo che il Financial Times ha riferito che il primo ministro Boris Johnson si sta preparando a tenere le elezioni nei giorni successivi alla scadenza per la Gran Bretagna di lasciare l'Unione europea il 31 ottobre.