Le aziende europee non sono preparate a fronteggiare l’implementazione del Social Credit System, il meccanismo di premi e sanzioni voluto da Pechino che avrà conseguenze di vasta portata per le attività commerciali in Cina.
Le società europee devono prepararsi all’implementazione del regime di credito sociale aziendale cinese (Corporate Scs), la cui applicazione su base nazionale è prevista entro fine 2020. Una volta pienamente operativo, il Corporate Scs coprirà tutti gli aspetti delle attività commerciali di un’impresa in Cina.
Nonostante l’entità del progetto, la maggior parte delle società europee non è ancora consapevole delle ripercussioni che il regime Scs avrà sulle loro attività in Cina, rischiando quindi di risentire degli effetti avversi del sistema.
Molto è stato scritto circa l’utilizzo del sistema per classificare la reputazione dei singoli cittadini; attraverso il monitoraggio delle videocamere di sicurezza, per esempio, sarà infatti possibile diminuire il punteggio individuale di coloro che attraversano con il rosso o gettano i mozziconi di sigaretta per strada.
Raramente è stato discusso come il sistema influirà sulle imprese. Ne consegue che la maggioranza delle aziende europee non è pronta né per l’entrata in vigore del programma di valutazione né per il reale impatto dei punteggi.
Il Corporate Scs utilizza le tecnologie Big Data per raccogliere e interpretare dati aziendali attraverso una rete di monitoraggio in tempo reale. Ciò garantisce che qualsiasi comportamento non conforme venga intercettato durante lo svolgimento delle pratiche commerciali quotidiane e anche un rilevamento rapido, se non immediato, di tale comportamento illecito, cui segue l’aumento o la diminuzione del rating aziendale in diversi ambiti, tra cui controlli doganali o tributari ed emissioni.
Per una grande multinazionale ciò equivale a circa 30 diverse classificazioni normative e verifiche di conformità, molte delle quali sono già state implementate dal governo. Ogni valutazione è a sua volta calcolata in base a una serie di requisiti. Una grande multinazionale europea, per esempio, potrà essere classificata in rapporto a circa 300 dei suddetti requisiti.
Punteggi aziendali più elevati potrebbero tradursi in aliquote fiscali più basse, migliori condizioni di credito, un accesso facilitato al mercato e maggiori opportunità di partecipazione ad appalti pubblici. Allo stesso modo il sistema di credito prevede corrispondenti sanzioni per ciascuna valutazione negativa.
Oltre a sanzioni penali e ordinanze giudiziarie, le misure punitive possono includere tassi di ispezione più elevati, verifiche audit più mirate, limitazioni nel rilascio di autorizzazioni burocratiche (tra cui diritti d’uso su terreni e permessi in materia di investimenti), esclusioni da politiche preferenziali come sussidi e sgravi fiscali, nonché potenziali umiliazioni pubbliche. Le sanzioni previste possono persino influire sugli amministratori e sui dirigenti d’azienda.
In termini di paragone, basti pensare che mentre una società con il punteggio più elevato nella categoria doganale sarebbe soggetta a ispezioni sulle merci trasportate oltre confine con un’incidenza di circa lo 0,5%, una con il punteggio più basso nella stessa categoria vedrebbe aumentare i tassi di ispezione del 90%.
Per quanto tutte le aziende dovranno apportare modifiche alle loro operazioni in Cina per ottemperare al sistema di credito sociale, saranno le grandi multinazionali ad avvertire maggiormente l’impatto del rating per via delle loro dimensioni e dell’indotto e dovranno quindi rafforzare i canali di comunicazione interna per poter far fronte al Corporate Scs.
Tuttavia anche le pmi, prive dei dipartimenti legali, governativi e di conformità che caratterizzano le grandi aziende, verranno messe a dura prova dal Scs, rischiando di non poter monitorare il loro punteggio aziendale né di apportare le necessarie modifiche su base continuativa.
Poiché sono algoritmi imparziali a generare i punteggi aziendali, l’automazione dei rating presenta un risvolto positivo in quanto riduce l’adozione di soluzioni caso per caso e l’arbitrarietà normativa. Ciò potrebbe effettivamente creare condizioni di parità per le società europee e i loro concorrenti cinesi, dal momento che il processo decisionale algoritmico, basato su metriche applicate uniformemente, escluderebbe pregiudizi. Per le aziende europee che osservano già rigorosi standard di conformità ciò costituirebbe uno sviluppo favorevole nel contesto imprenditoriale del Paese.
Il Corporate Scs dovrebbe essere una delle preoccupazioni primarie delle aziende europee in Cina e non è ancora troppo tardi per prepararsi. Al momento l’applicazione del regime di punteggio rimane frammentaria e incompleta. Gli stessi meccanismi sanzionatori non sono ancora pienamente sviluppati ed esistono punti deboli nella condivisione di dati all’interno del sistema.
La risoluzione di questi problemi andrà ben oltre la scadenza iniziale del 2020. Fondamentalmente il Corporate Scs è progettato per essere un meccanismo in continua evoluzione, la cui efficacia verrà migliorata negli anni a venire.
Le imprese europee devono iniziare a prepararsi per l’implementazione nazionale del Scs aziendale al più presto, ma devono anche rimanere aggiornate sulla sua applicazione poiché il sistema subirà modifiche e revisioni nel corso degli anni. Ciò comporterà un rafforzamento del canale di dialogo con il governo cinese e un miglioramento della comunicazione interna al fine di garantire la piena conformità aziendale ai requisiti Corporate Scs. (riproduzione riservata)
*vicepresidente nazionale e presidente della sezione di Shanghai della Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina (Euccc)