Italianità, sostenibilità e metodo. Sono le tre parole chiave di Progetto CMR in Cina. Fondata nel 1994 da Massimo Roj e Antonella Mantica, è una società di architettura specializzata in progettazione integrata. Con sede centrale a Milano, dispone di uffici in diverse città nel mondo, tra cui Beijing e Tianjin. Nelle sedi cinesi dell’azienda – aperte dal 2004 e con circa 35 dei 170 collaboratori totali – da febbraio a marzo si è lavorato in smart working a causa dell’emergenza sanitaria. «Siamo comunque riusciti a portare a termine il Masterplan della Xiantao Big Data Valley, per Il quale abbiamo vinto il China Awards», racconta Massimo Roj, che in Cina non va dal dicembre 2019. «Un progetto da 22 edifici, 300 mila metri quadri, finito in tre anni, con un cantiere attivo 24 ore su 24 su tre turni. Peccato che all’inaugurazione, fatta l’estate scorsa, non abbia potuto partecipare nessuno di noi e ci si sia dovuti accontentare di un video dell’evento».
«Ci è dispiaciuto perché questo è stato uno dei progetti più avanzati e dimensionalmente più importanti, forse il più avveniristico. Progettare dal masterplan al building design 22 palazzi è un’opportunità estremamente rara per un architetto italiano e questo è per noi una grande soddisfazione» confessa Roj. Nel frattempo, la società non si è fermata, ma è al lavoro per la Tianfu New Area di Chengdu, un progetto sotto l’egida dei presidenti Xi Jinping e Mattarella, con un Memorandum of Understanding del 2017.
La pandemia ha ritardato lo sviluppo del progetto ma i lavori dovrebbero riprendere presto, «visto che la Cina ha iniziato a correre a una velocità pazzesca», come sottolinea Roj. «Noi lo speriamo, anche perché in questo progetto c’è un edificio a cui teniamo tantissimo, l’Italian House of Architecture, sul modello della nostra nuova sede di Milano».
Progetto CMR è impegnata anche in un’area a nord di Shanghai, nella pianificazione di una nuova città di 45 km quadrati, suddivisa in 7 zone, che nascerebbero con forti riferimenti ai centri storici di città italiane e cinesi, quasi un confronto tra le due culture millenarie. «Speriamo di riuscire a far passare il messaggio», spiega l’architetto Roj, «che le due culture si possono incontrare senza copiare l’una dall’altra, ma interpretando in chiave contemporanea gli stilemi di entrambi i Paesi». Ricordare il passato per progettare il futuro e dare vita a «città multifunzionali» sono due dei punti del decalogo stilato dal Progetto CMR e citati dal Presidente Xi in suo famoso discorso sul modello di nuova urbanizzazione cinese. «Vogliamo portare la nostra esperienza di italiani in Cina», continua Roj. «Noi proponiamo sempre il Made in Italy, con un approccio però che suggerisce delle modalità di intervento e allo stesso tempo accoglie il modo diverso di pensare, assimilando dei fattori di cultura locale».
Una progettualità che guarda alla tradizione, alla multifunzionalità per città che siano smart ma anche safe in un Paese che, almeno al suo interno, ha ricominciato a correre. «Il problema però», conclude Roj, «è che le cose stanno cambiando: la Cina ha acquisito know-how e competenze tali per cui la competizione è sempre più serrata, non solo con le aziende straniere, ma soprattutto con quelle locali. Anche per realtà come la nostra che operano in Cina da quasi vent’anni, continuare a fare un grande lavoro di ricerca e di analisi è fondamentale, per non perdere il passo in un mondo che corre a ritmi sempre più veloci». (riproduzione riservata)