L'ambasciatore ad Astana fa il punto sugli aspetti salienti dell'aumento record (+74%) dell'export di made in Italy nel paese asiatico, che segue la performance del 2018 (+72%). Macchine e componenti per il settore elettrico e energetico hanno quintuplicato la quota di export
È l'attuale ambasciatore a Riad. A favore della sua scelta gioca l'attenzione per la diplomazia economica, che ha mostrato nel regno saudita, il servizio in due sedi importanti come Mosca e Washington, oltre che il periodo come vice direttore generale alla Farnesina per la mondializzazione e le questioni globali
Nei primi sei mesi di quest'anno è cresciuto di oltre il 50%, ma sulla bilancia commerciale, in rosso per l'Italia, pesa l'importazione di prodotti petroliferi, dai giacimenti in gran parte gestiti da Eni. L'integrazione del paese nella Belt&Road Iniziative è una delle ragioni che sta spingendo l'iniziativa delle imprese italiane in quel mercato
L'abbattimento di un terzo della produzione di maiali e la chiusura dei piccoli mangimifici per problemi ambientali sta provocando una crisi di offerta e forti pressioni sui prezzi nella filiera internazionale per la produzione di carne con aumenti record che, in Cina, a fine anno, potrebbero arrivare al 70%. Ma l'export italiano, che potrebbe trarre giovamento dalla situazione, è fermo
L’America è ancora leader dell’economia mondiale. Ma, secondo un sondaggio condotto da Milano Finanza fra 39 opinion maker, Washington corre molti rischi. Tanto che nella gara su hi-tech e tlc Pechino sta guadagnnado terreno
È la prima grande città a farlo con regole draconiane. Il problema è esploso anche in seguito alle necessità di riciclo del packaging per i servizi di consegna a domicilio, alimentati dall'e-commerce. Si aprono grandi opportunità sul mercato per le tecnologie di riciclo in cui molte aziende italiane sono leader riconosciute a livello mondiale
Lo afferma Oxford Economics, valutando gli effetti della riforma economica che Pechino sta attuando nell'economia. Nel decennio successivo, dal 2030 la crescita dovrebbe scendere a 4%, ma allora l'economia cinese sarà una volta e mezza più grande di quella americana. Nel frattempo Pechino ha in programma investimenti infrastrutturali per 250 miliardi di dollari sul mercato interno
Al Ministero degli Esteri, guidato dal neo ministro Luigi Di Maio, arriva l'attuale ambasciatore a Pechino, abile tessitore dei rapporti economici e diplomatici fra i due paesi, che, durante la sua missione, sono stati particolarmente intensi. La scelta rafforzerà ulteriormente la cooperazione bilaterale e con i paesi terzi coinvolti nei progetti sulla Via della Seta.
Dovrebbe entrare in vigore entro l'anno prossimo il meccanismo che, sulla base dell'elaborazione di Big Data da parte di algoritmi, assegnerà a tutte le imprese operanti in Cina dei punteggi che misurano la loro conformità alle normative, sanzionando i comportamenti illeciti e premiando con benefici fiscali e finanziari quelli virtuosi. L'avvocato chiarisce l'importanza di preparasi in tempo alla novità, anche per le pmi
Dal 2020 entra in vigore il meccanismo a punti, con premi e sanzioni voluto da Pechino per sondare comportamenti “non conformi” nelle pratiche commerciali quotidiane. Ad avere le ripercussioni più gravi in termini di costi e compliance saranno le piccole e medie imprese.
Lo ha sostenuto Haibin Zhu, capo economista della banca americana, in una conference a Shanghai, la settimana scorsa, a causa del deciso calo di investimenti fissi nel manufacturing, nell'immobiliare e nelle infrastrutture. Anche i consumi restano fiacchi spinti in basso dalle vendite in calo di auto. E sull'export pesa la guerra dei dazi
L'’industria americana ha iniziato a soffrire le conseguenze della guerra delle tariffe, che colpisce soprattutto le grandi multinaszionali. Le politiche aggressive di Trump stanno quindi danneggiando principalmente gli stessi Stati Uniti e la Fed non ha grandi strumenti per tagliare con successo i tassi di interesse e indebolire il dollaro
A giugno, nonostante la quota di bond del Tesoro Usa in mano cinese abbia ripreso quota dopo tre mesi di vendite, Pechino è stata scavalcata. Non accadeva da maggio 2017. Complessivamente la Repubblica popolare detiene 1.112 miliardi di dollari in T-bond, in un aumento di 2,3 miliardi sul maggio, quando aveva toccato i minimi da due anni. Di contro il Giappone è salito a quasi 1.113 miliardi.
Il dato di luglio, + 4,8% su base annua, ha deluso gli analisti perché inferiore di 1% sulle previsioni. La crescita era stato in giugno del 6,3%. Alla minor crescita hanno contribuito sia la domanda interna che quella estera. Anche la crescita delle vendite al dettaglio è stata più debole delle previsioni, dopo il balzo in luglio
La nuova legge è stata approvata a lo scorso dall'Assemblea nazionale con il 91% dei consensi. Per il commercio digitale altri servizi prestati da operatori stranieri senza una stabile organizzazione nel Paese vige l’obbligo di depositare in Vietnam, direttamente o tramite delega, la registrazione fiscale, la dichiarazione fiscale e il pagamento. L'analisi di D'Andrea & Partner